Notizie dall'Italia e dal mondo 06/10/09

Sommario delle notizie:

  • DROGA: uso prolungato moltiplica rischio disturbi sessuali

  • DROGA: nasce primo centro clinico per cocaina e policonsumo

  • AIDS: 350.000 bambini nascono con virus ogni anno

  • DROGA:Ministro Giustizia GB Straw, SSN prescriva eroina

  • DROGA: aumentano consumatori occasionali cocaina, 1 milione

  • AIDS: scoperto serbatoio virus HIV anche nel cervello

  • SANGUE INFETTO: Unione Forense, al via risarcimenti per 6000

  • SESSO: 3 giovani su 4 non usano precauzioni

  • DROGA: Australia contro Ice rilevatori tipo antincendio

  • CARCERI: Giovanardi, per tossicodipendenti applicare legge

  • RICERCA: profilassi diminuisce rischio di trasmissione

  • TRAPIANTI: primo cuore su paziente con HIV all’ISMETT di Palermo

  • AIDS: Card. Turckson, si a condom a coppie consagiate

  • AIDS: Africa, dove la chiesa in silenzio è gia schierata

  • DROGA: bene test clinici vaccino anti-cocaina, riduce consumo

  • DROGA: Cocaina, un milione di italiani ne fa uso

  • SALUTE: La vitamina D riduce il richio di trasmissione HIV

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    • DROGA: uso prolungato moltiplica rischio disturbi sessuali

      (ANSA) – PADOVA, 17 SET 2009 – Il rischio di disturbi sessuali e orgasmi dolorosi risulta moltiplicato per chi fa uso di droghe, addirittura centuplicato nei giovani che assumono popper. Il dato emerge da un’indagine condotta nel Veneto dal Centro di Crioconservazione dei gameti maschili dell’Azienda ospedaliera Università di Padova, con la Provincia di Padova, sentendo 2.100 maschi diciottenni che frequentano gli ultimi anni della scuola superiore. L’assunzione prolungata di ecstasy aumenta di 30 volte il rischio di incorrere in disturbi e alterazione della sessualità, l’eroina di 23 volte. Coloro che assumono popper almeno una volta alla settimana rischiano di avere un orgasmo doloroso con una frequenza aumentata di 122 volte rispetto a chi non ne fa uso. Dall’indagine emerge inoltre che l’utilizzo di sostanze stupefacenti è oltremodo diffuso tra i giovani, anche se c’é una netta differenza per tipo di droga e per quantità di sostanze assunte. Il 51% degli intervistati ha ammesso di aver provato la marijuana, il 18% l’assume almeno una volta al mese, l’11% almeno una volta la settimana.Tra i diciottenni, l’1% ha provato almeno una volta l’eroina, il 10% la cocaina. Un’elevata percentuale di ragazzi ha dimestichezza con il popper (20%) e una buona percentuale ne fa un uso frequente. “Dalla ricerca – spiega il direttore del Centro di crioconservazione dei gameti maschili, Carlo Foresta – è emerso che il 10% degli intervistati lamenta un qualche disguido della sessualità. Considerando nello specifico la relazione tra assunzione di droghe e sessualità, abbiamo riscontrato che coloro che prendono sostanze hanno una più elevata probabilità di disturbi, in particolare legati all’uso di popper, ecstasy ed eroina”. Foresta ha spiegato che l’indagine è stata condotta per il quarto anno consecutivo ha condotto una indagine statistica su oltre 2000 diciottenni iscritti alle scuole superiori di Padova e provincia, in un progetto in collaborazione con la Provincia. “Abbiamo riscontrato attraverso questionari anonimi – ha detto Foresta – che mentre diminuisce drasticamente l’abitudine al fumo, che si attesta al 40% degli intervistati, aumentano la consuetudine con l’alcool (64%) e il consumo attuale di droghe: un ragazzo su due ha usato marijuana e ne fa un uso attuale quasi uno su cinque. Percentuali che si abbassano ma restano significative nell’uso almeno una volta di ecstasy (5%) e popper (20%)”. Queste due droghe in particolare innescano dei meccanismi particolarmente pericolosi che predispongono con fattori di moltiplicazione del rischio di avere la sindrome dell’orgasmo ritardato per l’ecstasy e di avere un orgasmo doloroso.

    • DROGA: nasce primo centro clinico per cocaina e policonsumo

      (ANSA) – ROMA, 18 SET 2009 – Nasce in Lombardia il primo centro clinico italiano rivolto a chi consuma, abusa o è dipendente da cocaina, alcol o più sostanze (policonsumo). Si chiama Addiction Center ed è promosso dalla Asl Milano Due, dalla Cooperativa Lotta contro l’emarginazione, dall’Associazione Saman, dalla Cooperativa sociale di Bessimo e dal Comune di Lacchiarella (Milano). I grandi cambiamenti avvenuti nel mondo del consumo di droghe hanno messo a dura prova i servizi pubblici e privati, storicamente pensati per le dipendenze da eroina. E’ da tempo, sottolineano i promotori, che si avverte la necessità di ridefinire i percorsi di sostegno e cura, proporre a chi assume droghe possibilità diverse, integrare approcci terapeutici differenti. L’Addiction Center riunisce, per la prima volta in un’unica struttura, una comunità residenziale, un centro ambulatoriale e un centro studi. Verrà presentato alla stampa mercoledì 23 settembre presso la Cascina Coriasco a Lacchiarella (15 Km da Milano), a latere di un seminario nazionale su “Consumi, policonsumi e l’innovazione delle risposte”.

    • AIDS: 350.000 bambini nascono con virus ogni anno

      (ANSA) – ROMA, 19 SET 2009- “Solo il 35% di coloro che ne avrebbe bisogno ha accesso ai trattamenti e ogni anno 350.000 bambini nascono affetti dal virus a causa della trasmissione madre-figlio”. E’ quanto afferma Michal Kazatchkine, direttore del Fondo Globale per la lotta all’Aids, la malaria e la tubercolosi, a Roma in occasione della mostra ‘Ricominciare a vivere’. Secondo Kazatchkine si debbano affrontare ancora grosse sfide per contrastare il diffondersi dell’Hiv, “anche se la curva che mostra l’espandersi dell’epidemia – afferma – si è appiattita”. Dati alla mano 33 milioni di persone convivono nel mondo con il virus dell’Hiv, due terzi dei quali in Africa. Solo nel 2009 sono morti due milioni di persone a causa del virus e ogni 3.5 persone che si ammalano solo due hanno accesso a un trattamento. Ma c’é anche un segnale di speranza e rinascita, come illustra il percorso della mostra. “I progressi ci sono stati – conclude il direttore – tre anni fa solo 15% delle donne aveva accesso ai farmaci, ora è il 40%”.
      Nel 2001 quando il Fondo globale per la lotta contro l’Aids, la malaria e la tubercolosi è nato, nessuno aveva accesso ai farmaci antiretrovirali, ora sono in quattro milioni, nonostante in pochi ne parlino. E’ questo il percorso che documenta la mostra ‘Ritornare a vivere’, illustrando attraverso le foto di otto ‘maestri dello scatto’ la portata rivoluzionaria dell’utilizzo dei farmaci antiretrovirali gratuiti per il trattamento dell’Aids nel mondo. ‘Ritornare a vivere’, inaugurata oggi a Roma al Museo dell’Ara Pacis e aperta fino al 18 ottobre, nasce da un progetto ideato nel 2007 dal Global Fund e da Magnum Photos che ha mandato otto dei suoi migliori fotografi a testimoniare il percorso di speranza di persone malate, che hanno potuto riavere accesso alla vita dopo le cure. “Siamo grati a questi fotografi – fra cui gli italiani Paolo Pellegrin e Alex Majoli – per aver saputo testimoniare le storie di queste persone e di aver generato insieme a noi il senso di speranza”, ha commentato Michel Kazatchkine, direttore del Fondo Globale ricordando come “proprio grazie alle persone che hanno supportato il Fondo, nato a Genova durante il G8 del 2001 sotto l’impulso italiano, la guerra contro malattie e povertà possa essere vinta”. “Questa mostra testimonia un grande cambiamento, prima l’Aids era associato solo a immagini di sofferenza, ora vediamo immagini di speranza, a dimostrare che se si vuole, le cose si possono cambiare”, ha aggiunto Kazatchkine. Attraverso l’obiettivo degli otto fotografi, la mostra, che é stata aperta con la lettura di una lettera del ministro degli Esteri Franco Frattini, che coglieva l’occasione anche per rivolgere un messaggio alle famiglie dei soldati caduti in Afghanistan, è una galleria di immagini forti che raccontano l’efficacia degli investimenti di molti Paesi che contribuiscono al Fondo. Se la sconfitta del virus dell’Hiv è ancora un obiettivo non raggiunto, la mostra segna come sia possibile la guarigione per i malati: “Nessuna delle persone ritratte in queste foto sarebbe viva se non ci fosse il Fondo Globale – ha detto Mark Lubell, direttore della Magnum Photos di New York”.

    • DROGA:Ministro Giustizia GB Straw, SSN prescriva eroina

      (ANSA) – LONDRA, 20 SET 2009 – Il ministro della Giustizia britannico Jack Straw chiede che l’eroina venga prescritta dal Servizio sanitario nazionale (Nhs) a quei tossicodipendenti per i quali non hanno funzionato altre forme di trattamento o disintossicazione. Per Straw occorrono, in questi casi “soluzioni creative”, e ritiene che si sarebbero “enormi benefici” nel prescrivere legalmente l’eroina ai tossicodipendenti incalliti. “Per i drogati più problematici – ha affermato, citato dal Sunday Times – questo potrebbe essere il modo migliore di ridurre il danno che fanno a se stessi ed evitare la criminalità e i problemi che provocano nella comunità”. La scorsa settimana sono stati pubblicati i risultati, giudicati molto positivi, di un test che ha coinvolto 127 eroinomani in tre città, nel quale la droga è stata usata sotto la supervisione medica in ambulatori specializzati: i reati commessi da costoro sono drasticamente calati, dal momento che non avevano bisogno di rubare per comprare la dose.

    • DROGA: aumentano consumatori occasionali cocaina, 1 milione

      (ANSA) – ROMA, 22 SET 2009 – Cresce vertiginosamente il numero di persone che in Italia, almeno sporadicamente, fanno uso di cocaina: ormai siamo a quota un milione. E cambia la fisionomia professionale dei consumatori: un tempo imprenditori e dirigenti, oggi disoccupati, artigiani e commercianti. Il nuovo allarmante scenario del consumo di “polvere bianca” giunge da un’indagine epidemiologica dell’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche, presentata oggi a Roma nel corso di un convegno dalla ricercatrice Sabrina Molinaro.”Se nel 2001 gli italiani che avevano fatto uso di cocaina almeno una volta nel corso dell’anno erano poco più di 400.000 (l’1% della popolazione residente fra i 15 ed i 64 anni), si stima che nel 2008 tale numero sia cresciuto fino a raggiungere il 2,2% e dunque circa un milione di persone. E’ invece stabile, dal 2001 ad oggi, la percentuale di persone che ne assumono sistematicamente, pari allo 0,7% e a circa 300.000 persone” ha spiegato. Nel complesso, pertanto, il numero dei consumatori di questa sostanza in Italia è in forte crescita. E se le prevalenze più alte si registrano tra i giovani dai 15 ai 35 anni, che sono passati dall’1,7% del 2001 al 3,3% del 2008, l’incremento maggiore si è evidenziato fra i 35-44enni: in questa fascia d’età coloro che hanno sperimentato la cocaina sono addirittura decuplicati, passando dallo 0,1% del 2001 all’1% del 2008. La Lombardia con il 3,4% dei residenti tra 15 e 64 anni è la regione con il consumo più alto, seguita da Lazio (3,2%), Piemonte (3%) e Liguria (2,6%). Per quanto riguarda i sessi, i maschi sono in maggioranza, circa il doppio rispetto alle femmine, sia per ciò che riguarda il consumo frequente che quello occasionale. Di rilievo l’analisi delle categorie professionali.

      “Nel 2008 – ha spiegato Molinaro – il primato va ai disoccupati: il 5% dei senza lavoro riferisce di averne fatto uso nel corso del 2008; seguono artigiani (3,9%), commercianti (3,2%) e operai (3%), imprenditori e dirigenti (2,8%), studenti (2,6%), impiegati (1,5%). La classifica è quindi del tutto invertita rispetto al 2001 e al 2003, quando erano manager e titolari di azienda quelli con prevalenze maggiori”. Per quanto concerne le modalità di assunzione, quella più diffusa è la “tradizionale” inalazione, ma i due terzi di coloro che inalano cocaina la fumano anche nelle sigarette. C’é poi una minoranza (1,2%) che la assume per via endovenosa, inalata e fumata. Con costi che, nel 40% dei consumatori che hanno partecipato allo studio, nel 2008 è stato superiore ai 100 euro nell’ultimo mese. La maggior parte di coloro che consuma cocaina fa uso anche di altre sostanze: l’85% cannabis, il 15% eroina. Molto frequente anche la combinazione con l’alcool: tra i forti bevitori il consumo di cocaina è 15 volte più diffuso che nella popolazione media. Molti poi i comportamenti a rischio attuati da chi usa questa sostanza: la quasi totalità dei consumatori (99%) ha guidato dopo aver assunto cocaina, e tra questi il 34% ammette di farlo abitualmente. Il 56% di coloro che fanno consumo frequente dichiara di aver riscontrato una diminuzione nel proprio rendimento lavorativo, il 68% è rimasto coinvolto in incidenti stradali, il 55% ha avuto incidenti domestici, il 38% problemi giudiziari, il 30% esperienze sessuali di cui si è pentito. I luoghi pubblici sono indicati come quelli dove è più facile reperire la sostanza, ma se i maschi prediligono la strada e i parchi (50%) le donne soprattutto i bar e la discoteca (40%). Il 2% dei consumatori riferisce di comprarla su Internet.

    • AIDS: scoperto serbatoio virus HIV anche nel cervello

      (ANSA) – SYDNEY – 24 SET 2009 – Scienziati australiani hanno scoperto un nuovo serbatoio di Hiv nel cervello, un organo inaccessibile ai farmaci antiretrovirali, mettendo in luce nuove sfide alla ricerca di trattamenti per eradicare il virus dell’Aids dall’organismo. Gli studiosi dell’istituto Burnett di ricerca medica di Melbourne, con la collaborazione di ricercatori dell’università Monash, dell’ospedale St Vincent di Sydney e dell’università John Hopkins in Usa, hanno usato microscopi di alta potenza per esaminare tessuto cerebrale di persone sieropositive. Hanno scoperto così la presenza del virus in cellule chiamate astrociti, le cellule ‘nutrici’ del sistema nervoso, importanti nell’origine di molti tumori e malattie neurodegenerative. Gli astrociti sono cellule di supporto, spazzano via le tossine emesse da altre cellule e mantengono un buon ambiente per il funzionamento dei neuroni, un ruolo vitale per le funzioni cognitive, spiega in un comunicato la neurologa Melissa Churchill, coautrice dello studio. Era noto finora che l’Hiv si nasconde nel timo e nei tessuti linfatici, nell’intestino, nella milza, nei testicoli e nel midollo cerebrale. Uno dei problemi della presenza nel cervello di un serbatoio del virus è la sua inaccessibilità al sistema immunitario e ai farmaci antiretrovirali, che si sono rivelati così efficaci nel sopprimerlo in un organismo contagiato, aggiunge. Vi è inoltre il potenziale di danni cerebrali. Le cellule che costituiscono gli altri serbatoi di Hiv, come le cellule del sangue, possono esser rigenerate, ma se si uccidono gli astrociti, specialmente a quel livello, non si rigenerano. Si perde la funzione che esse svolgono normalmente, e le attività cerebrali sono danneggiate.

    • SANGUE INFETTO: Unione Forense, al via risarcimenti per 6000

      (ANSA) – ROMA, 24 SET 2009 – “Con il decreto odierno prende il via la più grande transazione in materia sanitaria della storia della Repubblica”. Lo dichiara Mario Lana, presidente dell’Unione forense per la tutela dei diritti dell’uomo e presidente del Coordinamento per la transazione delle cause in materia di sangue infetto. “Il decreto , pubblicato oggi sul n. 221 della Gazzetta ufficiale, – continua l’Avv. Lana – contiene il regolamento d’esecuzione delle norme fissate nella finanziaria 2008 per lo stanziamento di 180 milioni di euro l’anno, in base a un piano pluriennale. In totale, l’erogazione complessiva a favore delle vittime di sangue infetto, che abbiano promosso cause di risarcimento entro il 31 dicembre 2007, dovrebbe ammontare a circa 2 miliardi di euro”.
      “Quello del sangue infetto rappresenta un clamoroso e continuato caso di malasanità – aggiunge l’Avv. Lana – che ha avuto il suo culmine negli anni Ottanta e che ha riguardato decine di migliaia di persone, circa 6.000 delle quali hanno cause pendenti contro il Ministero della Salute. Si tratta di persone che nella maggioranza dei casi hanno contratto gravi malattie, come epatiti B e C, HIV e AIDS, patologie rivelatesi in molti casi letali”. “Il Ministero della Salute ci ha fatto sapere – conclude Lana – che nei prossimi giorni sarà pubblicata anche la circolare operativa, a partire dalla quale decorreranno 90 giorni per la presentazione delle domande di adesione alla transazione. Se il Governo terrà fede agli impegni assunti, prevediamo che i primi risarcimenti potranno essere concretamente liquidati a partire dall’estate prossima”.

    • SESSO: 3 giovani su 4 non usano precauzioni

      (ANSA) – ROMA, 25 SET 2009 – In Italia tre giovani su quattro non usano alcun metodo contraccettivo. Nello stesso tempo però il 64% dei giovani italiani chiede informazioni qualificate a scuola ma anche a casa (44%). E’ quanto emerge da un’indagine internazionale diffusa ieri dalla Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (Sigo) e riferita dal consigliere provinciale di Sinistra e Libertà della Provincia di Roma Gianluca Peciola, in vista della Terza Giornata Mondiale della Contraccezione, che si svolgerà domani. Peciola è stato promotore della mozione, approvata dal consiglio, che impegna l’amministrazione provinciale di Roma a installare distributori di preservativi negli istituti scolastici superiori. Per Peciola “tutte le istituzioni ora devono prendere atto della necessità di coordinare sforzi e risorse intorno alla ricerca di progetti di sensibilizzazione rivolti ai giovani. E’ evidente che le misure comunicative e informative messe in campo sinora sono state insufficienti”. “E’ stata questa insufficienza – ha aggiunto Peciola – a spingerci a lanciare la campagna di educazione sessuale nelle scuole superiori. Mi aspetto che a questi dati allarmanti si risponda con misure adeguate, rinunciando alle chiusure ideologiche e infondate che hanno caratterizzato l’iniziativa dei governi a maggioranza di centro destra”.

    • DROGA: Australia contro Ice rilevatori tipo antincendio

      (ANSA) – SYDNEY, 29 SET 2009 – Come i rilevatori antincendio fissati ai soffitti che sono azionati dal fumo, un nuovo congegno inventato in Nuova Zelanda scopre se un locale viene usato come laboratorio per produrre ice, la droga ormai più diffusa nel Paese. Il congegno detto ‘Meth Minder’, che i proprietari di appartamenti hanno cominciato ad installare in numero crescente, individua i gas delle sostanze chimiche usate per confezionare metanfetamine e allerta sia il padrone di casa che la polizia. Le autorità sperano che questo accorgimento aiuti a eliminare le centinaia di laboratori clandestini sorti per alimentare un settore multimilionario – in un Paese che registra uno dei tassi di dipendenza più alti nel mondo – con la droga che ha sostituito la marijuana come sostanza illegale più comune. Le abitazioni stesse poi diventano invivibili perché i fabbricanti di metanfetamine le lasciano contaminate da chili di residui tossici. Il congegno, primo del genere al mondo, è prodotto dalla Anrai Detection di Auckland e il direttore Geoff Dye ammette che funziona al meglio come deterrente. “Quando si dà in affitto un appartamento, basterà far sapere che è dotato di allarme collegato alla polizia, per scoraggiare i cattivi inquilini”.

    • CARCERI: Giovanardi, per tossicodipendenti applicare legge

      (ANSA) – ROMA, 1 OTT – D’accordo sulle misure alternative al carcere per i tossicodipendenti con pene inferiori ai 6 anni, ma nel pieno rispetto della legge in vigore: il sottosegretario con delega alla droga Carlo Giovanardi replica così alle associazioni Forum droghe, Antigone, Arci e Gruppo Abele, che oggi hanno chiesto di potenziare la possibilità per i detenuti tossicodipendenti di usufruire della possibilità di convertire la pena in un percorso riabilitativo all’interno delle comunità terapeutiche. “E’ esattamente quello che prevede la legge Fini-Giovanardi” commenta il sottosegretario. “Ma perché questo avvenga – aggiunge – ci vogliono quattro condizioni: la prima che il tossicodipendente richieda esplicitamente l’affido in comunità; la seconda che i Sert concordino un programma terapeutico con una comunità; la terza che il magistrato riconosca tale programma e lo autorizzi, e infine che le regioni mettano a disposizioni i fondi necessari per tale operazione. La sanità penitenziaria è infatti transitata dall’amministrazione centrale dello Stato alla competenza delle regioni, compresi gli oneri derivanti da questi inserimenti in commutazione pena”. “Il Dipartimento per le politiche antidroga non può che auspicare che la legge venga costantemente applicata così come ribadito e riaffermato chiaramente durante la quinta Conferenza nazionale sulle politiche antidroga di Trieste” conclude.

    • RICERCA: profilassi diminuisce rischio di trasmissione

      Da DoctorNews del 2 MAR 2009 – L’applicazione di un regime antivirale preventivo prima dell’esposizione potrebbe potenzialmente ridurre in modo sostanziale il rischio di trasmissione dell’Hiv nelle popolazioni ad alto rischio. Benchè tale strategia attualmente non conferisca probabilmente benefici tali da giustificare i costi dei medicinali che vengono proposti, essa potrebbe divenire conveniente se tali costi diminuissero o la sua efficacia aumentasse. Lo stesso risultato, in base ad una simulazione computerizzata, si avrebbe dedicando questo intervento preventivo alle fasce più giovani ed a rischio della popolazione, portandone il livello di convenienza alla pari di quello di diversi altri interventi medici e di sanità pubblica largamente accettati. Attualmente comunque la strategia è ancora in fase sperimentale, e non è pronta per l’applicazione su vasta scala, ma comunque è necessario accertarsi che gli studi sulla sua efficacia vengano portati a termine e decidere anticipatamente come usare i dati che ne verranno. A fronte delle molte recenti delusioni nel campo della prevenzione dell’Hiv, la profilassi pre-espositiva risulta promettente come strategia coadiuvante nel contenimento dell’epidemia dell’infezione. (Clin Infect Dis 2009; 48: 806-15)

    • TRAPIANTI: primo cuore su paziente con HIV all’ISMETT di Palermo

      (ANSA) – PALERMO, 5 OTT 2009 – E’ stato eseguito nelle scorse settimane per la prima volta in Italia un trapianto di cuore su un paziente Hiv positivo. Il trapianto è stato realizzato all’Ismett, istituto mediterraneo per i trapianti e terapie ad alta specializzazione di Palermo. In tutto il mondo sono stati realizzati solo una decina di questo tipo di trapianti. L’intervento è stato realizzato all’interno del programma nazionale portato avanti dal 2002 dalla Commissione nazionale Aids e dal Centro nazionale trapianti.Ad essere sottoposto al trapianto è un uomo, del Nord Italia, affetto da insufficienza cardiaca ad eziologia ischemica associata ad un’infezione da Hiv. Il paziente era stato valutato dall’equipe multidisciplinare dell’Ismett un paio di anni fa. A giugno del 2009, però, dopo essere stato sottoposto ad una terapia medica e per l’aggravarsi delle sue condizioni di salute, è stato inserito nella lista d’attesa dell’Ismett. Le indagini effettuate avevano confermato sia l’indicazione al trapianto cardiaco che il rispetto dei criteri di inserimento in lista previsti dal programma sperimentale di trapianto in soggetti con infezione da Hiv.
      Il trapianto è stato eseguito perché è stato evidenziato un tasso di sopravvivenza sostanzialmente sovrapponibile a quello dei soggetti senza infezione. Per il paziente, il trapianto era, infatti, la sola possibilità di sopravvivenza, la sua funzione cardiaca era infatti gravemente compromessa e la sua aspettativa di vita era molto breve. L’intervento è stato eseguito ad agosto dall’equipe guidata da Michele Pilato, responsabile del programma di trapianto di cuore di Ismett. Il paziente è stato dimesso nei giorni scorsi, dopo aver passato un lungo periodo di convalescenza.

    • AIDS: Card. Turckson, si a condom a coppie consagiate

      (ANSA) – CITTA’ DEL VATICANO, 5 OTT 2009 – Alla domanda su cosa potesse fare la Chiesa per contrastare la diffusione del virus Hiv, il card.Turckson ha risposto che “la situazione è grave, soprattutto in Africa australe e colpisce in particolare i giovani”. “Se venisse da me un contagiato – ha spiegato – cercherei di aiutarlo e di dargli un sostegno psicologico. Il fatto di essere contagiati dovrebbe portare all’astinenza. Comunque raccomanderei l’uso del preservativo, anche se in Africa a volte questo rappresenta un rischio”. “L’ utilizzo del preservativo è importante, ma – ha puntualizzato – bisogna ricordare l’aspetto della fedeltà all’interno della coppia, quindi l’appello all’utilizzo dei preservativi va di pari passo alla fedeltà della coppia”.Poi ha parlato dell’importanza dei nuovi farmaci retrovirali, che stanno dando nuove speranze . Io raccomanderei l’uso del preservativi ma anche questo è un rischio perché ce ne sono in giro troppi di non buona qualità. Ci sono preservativi che danno un falso senso di sicurezza e che fanno aumentare il contagio. L’utilizzo del preservativo, insieme alla fedeltà di coppia, sono le raccomandazioni del relatore al Secondo sinodo dei vescovi per l’Africa e primate del Ghana, Peter Kodwo Appiah Turckson, per contrastare la diffusione dell’Aids in Africa. Lo ha affermato nel corso di una conferenza stampa per illustrare i contenuti della sua relazione, rispondendo alla domanda di un giornalista. (ANSA).

    • AIDS: Africa, dove la chiesa in silenzio è gia schierata

      (di Luciano Causa) (ANSA) – NAIROBI, 5 OTT 2009 – Il velo squarciato oggi nel corso del sinodo dei vescovi africani dal cardinale Appiah Turckson sull’opportunità del ricorso al preservativo tra coppie nelle quali uno dei due partner sia sieropositivo evidenzia quella che é già, in larga misura, l’indicazione -silenziosa e dolorosa- di gran parte della Chiesa in tale Continente, anche se la dottrina ufficiale non lo consentirebbe. Basta girare, parlare con i preti – in particolare i padri missionari – per comprendere come ormai da lustri essi, seppur informalmente, spingano la gente, e non solo le coppie ufficiali, a ricorrere al condom. Lo dicono ai ragazzi ed alle ragazze, lo dicono a tutti: ma nel silenzio ufficiale. Del resto l’Africa subsahariana è ormai un cimitero, come dimostrano i dati agghiaccianti. Oltre 22 milioni di sieropositivi o affetti da Aids conclamato: il 67 per cento dei malati, il 75 dei morti del mondo (dati 2008, relativi a 2007).Tutti i governi invitano alle precauzioni, i preservativi sono economici, e spesso distribuiti gratis. Ma il messaggio sul terreno passa poco, mentre per le medicine antiretrovirali mancano i mezzi. Sono ancora costosissime (e qualcuno ci specula non facendo arrivare sul mercato parte di quelle donate e rivendendole), inavvicinabili per la stragrande maggioranza di quanti vorrebbero ricorrervi. In generale, peraltro, una marginale minoranza urbana dei malati. Perché la vera falcidie colpisce le campagne: interi villaggi non esistono più, o vi si aggirano vecchi nonni e giovani bimbi, spesso sieropositivi, i cui genitori se li è portati via il virus. Dove non si ha neanche idea di cosa siano i farmaci antiretrovirali: si muore e basta.
      Poi la atavica tradizione della regione che prevede che se il marito muore, la moglie ne impalmi il fratello. Ma spesso il marito muore di Aids, contratto in città dove è andato a cercare fortuna. Malato, torna al villaggio, e fa in tempo ad infettare la moglie. Che poi infetta il nuovo sposo, e via di questo passo. Anche l’urbanizzazione selvaggia di per sé è una causa scatenante. Basta aggirarsi negli slum che strabordano alle periferie delle città per avere netta l’impressione di muoversi tra scheletri. La vita vale poco lì, e si campa pochissimo: altro che ‘safe sex’. Talvolta, poi, ci si mettono anche i leader politici e gli scienziati. Una donna straordinaria come Wangari Maathai, keniana, Nobel (la prima dell’intera Africa) per la pace nel 2004, straordinaria combattente per la libertà e l’ambiente, ha sostenuto che l’Aids è un’arma di distruzione di massa inventata in laboratorio contro l’Africa. E che la medicina tradizionale ed una sana nutrizione sono le armi migliori per combattere tale virus. Più o meno allo stesso modo la pensa, e lo ha dichiarato, l’ex presidente sudafricano Thabo Mbeki. Allibiti, poi, lascia quello attuale, Jacob Zuma. Accusato di aver violentato una donna, amica di famiglia, sieropositiva, disse: nessuna violenza (infatti fu assolto), ammettendo però che sapeva che era sieropositiva e di non aver usato il preservativo, ma precisando che comunque, per sicurezza, dopo il rapporto, aveva fatto una lunga doccia. Difficile risalire la china con questi esempi.

    • DROGA: bene test clinici vaccino anti-cocaina, riduce consumo

      (ANSA) – ROMA, 5 OTT 2009 – Funziona il vaccino terapeutico anti-coca in fase di sperimentazione su pazienti: infatti il preparato fa innalzare la concentrazione di anticorpi specifici contro la cocaina nel corpo dei tossicodipendenti e questo si traduce nella riduzione nel consumo della droga (anche della metà), con effetti che perdurano per due mesi dall’assunzione del vaccino. E’ quanto dimostrato in uno studio clinico di fase II condotto su 115 cocainomani dall’equipe di Bridget Martell della Yale University School of Medicine a New Haven. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Archives of General Psychiatry. Il vaccino riesce a stimolare la risposta immunitaria se il tossicodipendente assume la droga dopo essere stato vaccinato. In questo modo il vaccino forma una barriera che impedisce alla cocaina di raggiungere il cervello e quindi previene che si inneschino le sensazioni di piacere ed euforia tipicamente date dalla polvere bianca e tali da instaurare la dipendenza. Il vaccino porta dunque a una riduzione dei consumi di droga ma i suoi effetti per ora non sono a lungo termine e quindi servono ulteriori studi e miglioramenti.

    • DROGA: Cocaina, un milione di italiani ne fa uso

      (ANSA) – ROMA, 5 OTT 2009 – Cresce vertiginosamente il numero di persone che in Italia, almeno sporadicamente, fanno uso di cocaina: ormai siamo a quota un milione. E cambia la fisionomia professionale dei consumatori: un tempo imprenditori e dirigenti, oggi disoccupati, artigiani e commercianti. Lo scenario del consumo di “polvere bianca”, contro il quale è in corso di sperimentazione un vaccino, giunge da una recente indagine epidemiologica dell’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche.
      Nel 2001 gli italiani che avevano fatto uso di cocaina almeno una volta nel corso dell’anno erano poco più di 400.000 (l’1% della popolazione residente fra i 15 ed i 64 anni), ma si stima che nel 2008 tale numero sia cresciuto fino a raggiungere il 2,2% e dunque circa un milione di persone. E’ invece stabile, dal 2001 ad oggi, la percentuale di persone che ne assumono sistematicamente, pari allo 0,7% e a circa 300.000 persone. Nel complesso, pertanto, il numero dei consumatori di questa sostanza in Italia è in forte crescita. E se le prevalenze più alte si registrano tra i giovani dai 15 ai 35 anni, che sono passati dall’1,7% del 2001 al 3,3% del 2008, l’incremento maggiore si è evidenziato fra i 35-44enni: in questa fascia d’età coloro che hanno sperimentato la cocaina sono addirittura decuplicati, passando dallo 0,1% del 2001 all’1% del 2008. La Lombardia con il 3,4% dei residenti tra 15 e 64 anni è la regione con il consumo più alto, seguita da Lazio (3,2%), Piemonte (3%) e Liguria (2,6%).
      Per quanto riguarda i sessi, i maschi sono in maggioranza, circa il doppio rispetto alle femmine, sia per ciò che riguarda il consumo frequente che quello occasionale. Di rilievo l’analisi delle categorie professionali. Nel 2008 il primato va ai disoccupati: il 5% dei senza lavoro riferisce di averne fatto uso nel corso del 2008; seguono artigiani (3,9%), commercianti (3,2%) e operai (3%), imprenditori e dirigenti (2,8%), studenti (2,6%), impiegati (1,5%). La classifica è quindi del tutto invertita rispetto al 2001 e al 2003, quando erano manager e titolari di azienda quelli con prevalenze maggiori. Per quanto concerne le modalità di assunzione, quella più diffusa è la “tradizionale” inalazione, ma i due terzi di coloro che inalano cocaina la fumano anche nelle sigarette. Molti poi i comportamenti a rischio attuati da chi usa questa sostanza: la quasi totalità dei consumatori (99%) ha guidato dopo aver assunto cocaina, e tra questi il 34% ammette di farlo abitualmente. Il 56% di coloro che fanno consumo frequente dichiara di aver riscontrato una diminuzione nel proprio rendimento lavorativo, il 68% è rimasto coinvolto in incidenti stradali, il 55% ha avuto incidenti domestici, il 38% problemi giudiziari, il 30% esperienze sessuali di cui si è pentito.

    • SALUTE: La vitamina D riduce il richio di trasmissione HIV

      Da DoctorNews –  6 OTT 2009 – Il livello di vitamina D materno può condizionare la trasmissione del virus dell’Hiv alla progenie. In particolare, secondo quanto emerso da un report pubblicato su Journal of Infectious Disease, bassi livelli favoriscono la trasmissione della malattia. Un dato di particolare significato nelle zone a risorse limitate. Saurabh Mehta e colleghi dell’Università di Harvard, hanno preso in esame 884 donne sieropositive in gravidanza, che stavano partecipando a un trial in Tanzania per la supplementazione di vitamine. Al termine dell’indagine non è stata riscontrata alcuna associazione tra i livelli di vitamina ed esiti avversi della gravidanza, mentre è stata osservata una associazione con la trasmissione del virus da madre a figlio. Basse quantità vitaminiche (inferiori a 32 ng/ml) sono state associate a un rischio del 50% di trasmettere il virus a sei settimane. Tra i piccoli non infettati a sei settimane il rischio di contrarre l’infezione è comunque doppio con l’allattamento. In aggiunta su oltre 24 mesi di follow-up, i bambini nati da madri con bassi livelli di vitamina D hanno un 61% di probabilità in più di morire. Dati da confermare, spiegano i ricercatori, ma che se confermati “renderebbero la supplementazione con vitamina D un metodo poco costoso di ridurre la mortalità infantile e di prevenire la trasmissione madre-figlio del virus”.