Notizie dall’Italia e dal mondo 05/02/09

Sommario delle notizie:

  • RICERCA: eradicare HIV tramite dei macrofagi

  • PROSTITUZIONE: comitati prostitute e trans, no al DDL Carfagna

  • DROGA: Torino; nuova ecstasy per discoteche, un arresto

  • COSTUME: ragazze sempre più precoci, la prima volta anche a 10 anni

  • AIDS: esperto, con Montagnier collaborazione per 3 obiettivi

  • AIDS: Nobel Montagnier, fra 4/5 anni vaccino terapeutico

  • CASSAZIONE: test HIV, ospedali tutelino di più la Privacy

  • DROGA: stanza del buco, Chiamparino scrive a Ministro Sacconi

  • AIDS: Brasile; da governo gratis lubrificanti e preservativi

  • TRAPIANTI: Pazienti infetti, è caso pilota

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  • RICERCA: eradicare HIV tramite dei macrofagi

    da Il pensiero scientifico – 26 GENNAIO – L’azione dei macrofagi via proteina Gc purificata è la chiave per la terapia dell’AIDS, anzi per l’eradicazione del virus HIV? Lo suggerisce uno studio potenzialmente rivoluzionario apparso sul Journal of Medical Virology. Le proteine del siero Gc sono precursori del principale Fattore di Attivazione dei Macrofagi (MAF), che nei pazienti HIV-positivi è inattivo o fortemente ridotto a causa della secrezione di un enzima da parte delle cellule infettate, l’alfa-N-acetilgalattosaminidasi. I ricercatori del Socrates Institute for Therapeutic Immunology di Filadelfia, coordinati da Nobuto Yamamoto, hanno sottoposto 15 pazienti HIV-positivi a un trattamento a base di 100 ng settimanali di proteina Gc purificata, un Fattore di Attivazione dei Macrofagi (GcMAF) molto potente. I macrofagi così attivati hanno rapidamente individuato le cellule infette e le hanno eliminate, tanto che dopo 18 settimane di trattamento i valori clinici dei pazienti risultavano ricondotti su parametri normali, il che indica una eradicazione dell’infezione da HIV. Dopo 7 anni di follow-up, la conta delle cellule CD è ancora normale e non si sono verificate recidive.

    Bibliografia. Yamamoto N, Ushijima N, Koga Y. Immunotherapy of HIV-infected patients with Gc protein-derived macrophage activating factor (GcMAF). Journal of Medical Virology 2008; 81(1):16-26.

    Da aelred 03 febbraio 2009: (…) Attenzione, però, alle false speranze: Lila ha già messo in guardia su una serie di limiti di questo esperimento.

  • PROSTITUZIONE: comitati prostitute e trans, no al DDL Carfagna

    (ANSA) – TRIESTE, 27 GENNAIO – Gli aspetti negativi del disegno di legge Carfagna sulla prostituzione, “che mira solo a ‘ripulire le strade’ e a lasciare insoluti i problemi di questo complesso fenomeno”, sono stati illustrati oggi davanti alle Commissioni riunite Giustizia e Affari Costituzionali del Senato dal Comitato per i diritti civili delle prostitute (CDCP) e dal Movimento identità transessuali (MIT).
    Nel corso dell’audizione – informa una nota diffusa a Trieste – Pia Covre del Cdcp e Porpora Marcasciano del Mit hanno sottolineato il problema della violenza subita da chi si prostituisce e la necessità di tutela dei diritti e di integrazione sociale di chi fa lavoro sessuale.
    “Volutamente si ignora – hanno detto Covre e Marcasciano – che la lotta allo sfruttamento non si realizza con l’eliminazione della prostituzione di strada, visto che violenza, sfruttamento, riduzione in schiavitù già sono presenti in una parte della prostituzione al chiuso esercitata negli appartamenti o in locali notturni”.
    L’audizione fa seguito a quella delle associazioni promotrici del documento “Prostituzione e tratta, diritti negati e diritti di cittadinanza”, avvenuta la scorsa settimana.

  • DROGA: Torino; nuova ecstasy per discoteche, un arresto

    (ANSA) – TORINO, 27 GENNAIO – Un nuovo stupefacente simile all’ecstasy, ma più forte e soprattutto non ancora classificato come droga per la legge italiana, è stata scoperto dalla Polizia di Torino. Gli agenti hanno bloccato un uomo di 58 anni, trovato in possesso di un migliaio di queste nuove pillole e di altre 30 mila pasticche di ecstasy comune destinate agli ambienti delle discoteche del Torinesi, dell’Astigiano e del Ponente Ligure. La sostanza si chiama clorofenilpiperazina e i poliziotti della divisione antidroga della squadra mobile hanno sequestrato un migliaio di pastiglie.

  • COSTUME: ragazze sempre più precoci, la prima volta anche a 10 anni

    Da Tiscali news – 28 GENNAIO – Le giovani italiane lo fanno sempre prima. L’età media della prima volta ormai è scesa a 10-12 anni, addirittura in preadolescenza, e sono sempre più frequenti i casi di ragazzine (anzi di bambine) che fanno sesso senza ancora aver avuto il primo ciclo mestruale.
    Rischio malattie veneree – È l’allarme della sessuologa Alessandra Graziottin, direttore del Centro di Ginecologia al San Raffaele di Milano. “Ormai – spiega l’esperta – arrivano da me ragazze che sono ancora bambine e già hanno avuto il primo rapporto sessuale. Non hanno idea di cosa siano e a cosa servano gli anticoncezionali, e ignorano il rischio di malattie sessualmente trasmissibili. Tanto che aumenta enormemente il papillomavirus: fino a dieci anni fa ne vedevo uno al mese, oggi ne vedo 10 al giorno”.
    Torna la sifilide – Colpa di una promiscuità che “ha raggiunto livelli tremendi”. E non aumenta solo il papilloma, ma anche la clamidia, la gonorrea, la sifilide stessa, che da “reperto archeologico” è tornata a colpire. D’altra parte, ricorda la sessuologa, il 30% delle giovanissime continua a sfidare la sorte, non usando alcun metodo contraccettivo, e la prima volta è senza precauzioni per una su tre.
    Senza profilattico – L’Italia si conferma agli ultimi posti in Europa per mancata volontà di usare contraccettivi (53%), mancata conoscenza (38%) o errato utilizzo (9%). Non a caso uno sconsolante 0,3% delle under 19 italiane possiede una buona educazione sessuale. “Cala il consumo di preservativi – segnala la Graziottin – che dal picco di 114 milioni di confezioni vendute nel 1999, anno della massima paura per l’Aids, sono scesi a 98 milioni”.
    Olanda docet – Ma il consiglio della sessuologa è per una contraccezione “integrata”, che eviti sia il rischio di gravidanze che di malattie: “L’ideale è il modello olandese. Preservativo per lui e pillola per lei. In questo modo hanno ridotto drasticamente sia le malattie che gli aborti”.

  • AIDS: esperto, con Montagnier collaborazione per 3 obiettivi

    (ANSA) – ROMA, 2 FEBBRAIO – Ci sono vari fronti su cui si stanno muovendo i ricercatori italiani insieme al premio Nobel Luc Montagnier per sconfiggere il virus dell’Aids. Tre le tappe fondamentali su cui si lavora parallelamente: un vaccino pediatrico per bloccare la trasmissione materno-infantile del virus; la messa a punto di sostanze adiuvanti in grado di ripristinare il sistema immunitario; il vaccino terapeutico.
    E’ quanto riferito dall’immunologo dell’Università di Tor Vergata Vittorio Colizzi, intervenuto oggi in Campidoglio alla premiazione del Nobel Montagnier, co-scopritore del virus dell’Aids, in merito alle collaborazioni scientifiche di recente attivate dal virologo francese con vari centri di ricerca in Italia, a Milano (San Raffaele) e a Roma ((Tor Vergata).
    In Africa, ha ricordato Colizzi, “stiamo lavorando con Montagnier alla realizzazione di un vaccino per bloccare la trasmissione del virus Hiv dalla madre al bambino nel periodo dell’allattamento”. La seconda tappa fondamentale della nostra ricerca, ha aggiunto, “é trovare sostanze, come l’ossido di azoto per esempio, capaci di risvegliare il sistema immunitario della persona infettata in modo da renderlo più recettivo” a una successiva somministrazione del vaccino terapeutico. A confermarlo è lo stesso Montagnier: “Stiamo pianificando la ricerca di sostanze in grado di ‘rinvigorire’ il sistema immunitario prima della vaccinazione – ha detto – perché le difese del corpo riescano a reagire al virus, ma si tratta di ricerche ancora in fase preclinica”.
    Infine, c’é la tappa della messa a punto del vaccino terapeutico: “E’ necessaria ancora molta ricerca su questa malattia perché – ha concluso Montagnier – purtroppo le terapie attuali non portano alla guarigione”.

  • AIDS: Nobel Montagnier, fra 4/5 anni vaccino terapeutico

    (ANSA) – ROMA, 2 FEBBRAIO – “Tra quattro-cinque anni, la ricerca potrà permetterci di arrivare ad un vaccino terapeutico per sconfiggere il virus Hiv nelle persone già infettate; quella del vaccino terapeutico è al momento la strada più facilmente percorribile e può spianare la via alle sperimentazioni di un vaccino preventivo per il quale è necessario più tempo”. E’ quanto dichiarato dal premio Nobel per la medicina 2008 Luc Montagner che oggi, in Campidoglio, accolto dal sindaco di Roma Gianni Alemanno, ha ricevuto il premio ‘la Lupa Capitolina’.
    Poiché le sperimentazioni per il vaccino richiedono ancora del tempo, ha sottolineato il virologo francese co-scopritore del virus dell’Aids, “nell’immediato futuro dobbiamo continuare a concentrarci sull’educazione alla prevenzione e sulla formazione dei medici, soprattutto al sud del mondo, in modo da prevenire nei sieropositivi il più possibile le conseguenze dell’infezione”.
    “Parallelamente è importane continuare, anche in un momento di crisi economica, a finanziare la ricerca sull’Aids – ha concluso Montagner – soprattutto la ricerca di base, perché ancora oggi ci sono troppi misteri sul modo di funzionare del virus; prima di spingerci verso numerose sperimentazioni cliniche su pazienti, è molto importante continuare questo filone della ricerca”.

  • CASSAZIONE: test HIV, ospedali tutelino di più la Privacy

    (ANSA) – ROMA, 3 FEBBRAIO – Forte richiamo della Cassazione agli ospedali che non solo devono fare di più per tutelare la privacy dei pazienti affetti da AIDS – evitando, ad esempio, che le loro cartelle cliniche contenenti pure i dati sulle abitudini sessuali siano alla portata di tutti – ma devono anche astenersi dal sottoporre al test anti-HIV le persone che non danno il consenso all’analisi, compreso il caso in cui ci sia la “necessità clinica”. La Suprema Corte, infatti (sentenza 2468), ha accolto il ricorso – per violazione della riservatezza – di un paziente omosessuale sieropositivo che aveva chiesto, senza ottenerli, 500 mila euro di risarcimento all’ospedale umbro dove era stato ricoverato per febbre alta e calo di globuli bianchi. Dopo il ‘no’ della Corte di Appello di Perugia al risarcimento, adesso la causa sarà decisa dalla Corte di Appello di Roma che dovrà accogliere le richieste del paziente ‘non rispettato’.
    All’uomo era stato fatto il prelievo per il test anti-HIV senza il preventivo consenso. L’esito positivo del test era stato annotato nella cartella clinica insieme a dati sensibili “non rilevanti”, come la sua omosessualità, e la cartella era stata lasciata in un luogo non protetto. Tant’é che la madre del paziente aveva appreso la verità sul figlio leggendo la cartella ‘depositata’ sul termosifone della ‘sala infermieri’. Tra le conseguenze della diffusione della notizia, l’uomo – che era un commerciante – aveva dovuto chiudere la sua attività.
    Senza successo, in Cassazione, l’ospedale ha sostenuto di aver agito nell’interesse del malato e che il test senza consenso si era reso necessario per curarlo tempestivamente. Inoltre, secondo il nosocomio l’anonimato del test è previsto solo per le indagini epidemiologiche. I supremi giudici hanno replicato che anche in caso di necessità clinica “il paziente deve essere informato del trattamento cui lo si vuole sottoporre ed ha il diritto di dare o di negare il suo consenso, in tutti i casi in cui sia in grado di decidere liberamente e consapevolmente”.
    Quanto alla privacy violata, la Cassazione osserva che se è vero che l’anonimato è previsto solo per le indagini epidemiologiche, ciò “non consente tuttavia di escludere che anche per le indagini cliniche debba essere rispettata quanto meno la riservatezza del paziente, adottando tutte le misure per evitare che l’esito del test e i dati sensibili siano conoscibili anche al di fuori della cerchia del personale medico e infermieristico adibito alla cura”.

  • DROGA: stanza del buco, Chiamparino scrive a Ministro Sacconi

    (ANSA) – TORINO, 3 FEBBRAIO – A Torino si torna a parlare di narcosale. Dopo l’annuncio dell’assessore comunale al Verde Roberto Tricarico, che ha rilanciato l’idea della stanza del buco, e la discussione di oggi in giunta, il sindaco Chiamparino ha deciso di rivolgersi al ministro della Salute, Maurizio Sacconi.
    Il primo cittadino, comunica una nota di Palazzo di Città, “farà pervenire al ministro Sacconi tutta la corrispondenza intercorsa con il ministro della Sanità dell’epoca, Livia Turco, nell’autunno del 2007”, quando divampava la polemica sulla sperimentazione delle narcosale. E questo “al fine di conoscere l’orientamento del governo – si legge ancora – su una materia che presuppone una modifica dell’attuale legislazione, prima di poter avviare qualsiasi tipo di sperimentazione”.

  • AIDS: Brasile; da governo gratis lubrificanti e preservativi

    (ANSA) – BRASILIA, 4 FEBBRAIO – Il governo brasiliano distribuirà gratis nel 2009 15 milioni di bustine di gel lubrificante assieme a confezioni di profilattici maschili e femminili.
    Lo ha annunciato oggi il ministero della Sanità di Brasilia. La distribuzione fa parte della campagna governativa contro l’Aids e le malattie sessualmente trasmissibili. L’anno scorso, il governo brasiliano ha distribuito gratis 20 milioni di preservativi maschili e femminili, ai quali quest’anno ha deciso di affiancare, per le fasce della popolazione più a rischio (omosessuali, transessuali e professionisti del sesso), anche le confezioni di gel lubrificante, per rendere più sicuro il sesso anale, che presenta i maggiori rischi di contaminazione. Secondo il portavoce del ministero, la richiesta totale sarebbe la distribuzione gratuita di almeno 30 milioni di confezioni di profilattici e gel, meta che il governo Lula raggiungere entro l’anno prossimo.
    Buona parte delle confezioni “preventive” sarà distribuita durante il Carnevale, il periodo nel quale, secondo il ministero, si registra la maggior promiscuità sessuale e i maggiori rischi di infezione. Per il programma, il governo di Brasilia ha stanziato 1,1 milioni di real, pari a circa 370 mila euro.

  • TRAPIANTI: Pazienti infetti, è caso pilota

    (ANSA) – FIRENZE, 5 FEBBRAIO – “Il modo in cui siamo arrivati a definire il risarcimento del danno biologico per i due pazienti e a raggiungere un accordo transattivo con loro è un caso pilota in Italia per questo tipo di situazioni in cui pazienti hanno ricevuto trapianti di organi infetti da Hiv”. E’ il commento fatto dal difensore dall’Azienda ospedaliera di Careggi, avvocato Francesco Maresca, al termine dell’udienza in cui è stato estinto il processo a carico della biologa che, per un errore di laboratorio, causò un danno a tre pazienti che dovevano ricevere trapianti.
    “Non c’erano parametri di riferimento ed è stato necessario il lavoro di due anni fra le parti per definire in modo esatto e soddisfacente il risarcimento”, ha continuato l’avvocato Maresca, che è stato garantito da una Compagnia assicurativa australiana ed ha coinvolto, nella sua definizione, esperti italiani e anche tedeschi.
    Al momento le parti non hanno voluto rendere nota la cifra della somma ricevuta dai due pazienti.