Notizie dall’Italia e dal mondo 24/06/10

Sommario delle notizie:

  • AIDS: Approvata norma internazionale del lavoro sull’Hiv/Aids

  • AIDS: Nike e Drogba contro l’Hiv/Aids

  • AIDS: Fazio ai giovani, perdita percezione rischio fa riemergere malattia

  • AIDS: Hiv, torna l’allarme: casi di contagio in aumento

  • SALUTE: La spirale meglio dei contraccettivi ormonali

  • AIDS: Sieropositivi discriminati in Marina

  • AIDS: Padova, ci sono anche sacerdoti tra i 1.400 pazienti in cura al day hospital

  • PREVENZIONE: Yes We Condom, ecco la campagna estiva della LILA

  • PREVENZIONE: I preservativi arrivano al liceo

  • AIDS: Il Cassero contro il Sant’Orsola: Negata la profilassi anti Hiv

——————————————

  • AIDS: Approvata norma internazionale del lavoro sull’Hiv/Aids

    Ginevra, 18 Giu 2010 (Labitalia) – I rappresentanti di governi, datori di lavoro e lavoratori presenti alla conferenza annuale dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo) hanno adottato oggi una nuova norma internazionale del lavoro sull’Hiv/Aids che costituisce il primo strumento internazionale per i diritti umani dedicato specificatamente a questo tema nel mondo del lavoro. La nuova norma è stata adottata dai delegati alla Conferenza Internazionale del Lavoro con 439 voti a favore, 4 contrari e 11 astensioni, a seguito di due anni di dibattito intensi e costruttivi.
    La norma è il primo strumento giuridico adottato a livello internazionale volto a rafforzare il ruolo del mondo del lavoro nell’accesso universale alla prevenzione, al trattamento, alla cura e al sostegno all’Hiv/Aids; essa contiene disposizioni riguardo i programmi di prevenzione e le misure antidiscriminatorie a livello nazionale e aziendale. Inoltre, enfatizza l’importanza, per i lavoratori e le persone che convivono con l’Hiv, dell’occupazione e delle attività generatrici di reddito, in particolare in termini di continuità dei trattamenti.

    La Conferenza ha, inoltre, adottato una risoluzione sulla promozione e attuazione della Raccomandazione, che invita il Consiglio d’amministrazione dell’Ilo a stanziare maggiori risorse per dare seguito alla nuova norma. La risoluzione chiede anche che sia istituito un Piano d’Azione Globale che ne garantisca un’ampia attuazione e preveda un resoconto periodico da parte degli Stati membri.
    “Con questo nuovo strumento per i diritti umani – ha spiegato Sophia Kisting, direttore del programma dell’Ilo sull’Hiv/Aids e il mondo del lavoro – possiamo sfruttare la forza del mondo del lavoro e ottimizzare gli interventi sui luoghi di lavoro per migliorare significativamente l’accesso ai servizi di prevenzione, trattamento, cura e assistenza. Non possiamo farcela da soli, ma questa nuova norma fornirà, io credo, un contributo fondamentale per realizzare il sogno di una generazione libera dall’Aids”.
    Thembi Nene-Shezi, che ha presieduto le discussioni sulla norma in seno alla commissione sull’Hiv/Aids, ha affermato “abbiamo a disposizione uno strumento che dovrebbe essere motivo di orgoglio per l’Ilo e i suoi costituenti. Tuttavia non c’è tempo da perdere. Dobbiamo andare avanti e promuovere questa norma. L’impegno dei suoi ideatori, governi, datori di lavoro e lavoratori, sarà cruciale per lo sviluppo di politiche nazionali sul luogo di lavoro fondate sui diritti umani e orientate al superamento delle discriminazioni”.
    Il vicepresidente per i datori di lavoro della commissione sull’Hiv/Aids, Patrick Obath (Kenya), ha dichiarato che “la norma riguarda tutti e rafforza la lotta all’Hiv/Aids. La cosa più importante da fare adesso è attuare a livello nazionale politiche nei luoghi di lavoro per sostenere ciò che alcuni datori di lavoro stanno già facendo e rafforzare la risposta nazionale”. Il vicepresidente per i lavoratori della commissione, Jan Sithole (Swaziland), ha affermato “siamo orgogliosi di avere tra le mani uno strumento internazionale senza precedenti per contrastare l’Hiv/Aids grazie al luogo di lavoro. Fino a quando non vi sarà una cura non avremo altra scelta se non utilizzare il contenuto di questo strumento ad ogni livello della società”.
    La nuova norma ha la forma di una raccomandazione, una delle due tipologie di norme del lavoro che possono essere adottate dall’Ilo. Nonostante si differenzi da una convenzione in quanto non necessita di ratifica, una raccomandazione deve essere comunicata ai Parlamenti nazionali e deve essere discussa per quanto riguarda i termini della sua attuazione attraverso la legislazione e le politiche nazionali. La raccomandazione amplia il Codice di condotta sull’Hiv/Aids e il mondo del lavoro adottato nel 2001.
    Lo strumento normativo definitivo si basa sui seguenti principi: è necessario riconoscere che la risposta all’Hiv/Aids contribuisce alla realizzazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali di ogni essere umano, compresi i lavoratori, le loro famiglie e le persone a loro carico; è necessario riconoscere e considerare l’Hiv/Aids come una questione riguardante il posto di lavoro, da includere fra gli elementi essenziali della risposta nazionale, regionale e internazionale alla pandemia, con la piena partecipazione delle organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro.
    Non vi deve essere discriminazione o stigmatizzazione dei lavoratori, i particolare nei confronti di coloro che sono in cerca di lavoro o presentano domanda di impiego, in base alla loro reale o presunta sieropositività o al fatto che appartengano alla fascia di popolazione ritenuta maggiormente esposta o vulnerabile al rischio di infezione. I lavoratori, le loro famiglie e le persone a loro carico devono avere accesso ai servizi di prevenzione, trattamento, cura e sostegno all’Hiv/Aids, e il posto di lavoro deve facilitare l’accesso a questi servizi ed è necessario riconoscere e rafforzare la partecipazione e il coinvolgimento dei lavoratori nell’ideazione, attuazione e valutazione dei programmi nazionali e sul luogo di lavoro.

  • AIDS: Nike e Drogba contro l’Hiv/Aids

    corrieredellosport.it – Nike continua a puntare sul suo terreno preferito per la comunicazione, i video virali, e stavolta lo fa con chiaro intento sociale, coinvolgendo l’attaccante ivoriano del Chelsea Didier Drogba. Il video mostra un ipotetico futuro senza Hiv/Aids e incita quindi alla mobilitazione globale per vincere definitivamente la lotta contro questa malattia. Il breve video fa parte della campagna “Lace Up. Save Lives.” promossa da Nike e (RED), che ha lo scopo di sostenere la lotta all’Hiv/Aids in Africa attraverso la forza catalizzatrice dello sport. Si può contribuire alla ricerca e ai programmi di assistenza sanitaria acquistando un paio di lacci Nike (RED).

    Il video teaser Nike (RED), intitolato “Press Conference”, inizia con una zoomata che dallo spazio arriva fin dentro lo spogliatoio dove si trova Drogba al termine di una partita. La sua divisa da gioco e le sue scarpe sono sulla panchina. L’attaccante africano attraversa il corridoio che porta verso la sala stampa dove lo stanno aspettando giornalisti di tutto il mondo. Il breve filmato si chiude con l’entrata di Drogba nella sala e sullo schermo appare il messaggio “Join the Movement 20 giugno 2010”.

  • AIDS: Fazio ai giovani, perdita percezione rischio fa riemergere malattia

    17 Giu 2010 Adnkronos Salute – Le cure efficaci contro l’Aids paradossalmente stanno facendo riemergere la malattia. Colpa “della riduzione della percezione del rischio”. Lo ha detto il ministro della Salute Ferruccio Fazio alla prima Conferenza europea ‘Salute e benessere dei giovani’, in corso a Roma. Fazio ha voluto rivolgersi ai giovani “più da medico e da padre che da ministro”. E ha ricordato che l’infezione da Hiv sta diventando “una malattia strisciante, con cui si può venire a contatto ormai nei rapporti sessuali un tempo non considerati a rischio”. Fazio ha ricordato il paradosso legato all’introduzione dei farmaci anti-retrovirali, che aiutano a controllare con successo l’infezione, ma che allo stesso tempo hanno fatto perdere la paura di una malattia prima assai più temuta. Il ministro ha quindi sollecitato i ragazzi a fare prevenzione. “Fondamentale l’uso dei test, rapporti sessuali protetti, ma soprattutto evitare la promuiscuità, insomma avere rapporti solo con il proprio partner”. Fazio ha ricordato inoltre gli altri temi importanti per la salute dei giovani, in particolare i disturbi alimentari che “sono psichiatrici”, ha precisato, e non problemi legati alla nutrizione. Ma anche la necessità di puntare su stili di vita salutari con la lotta all’abuso di alcol, la promozione dell’attività fisica, la sana alimentazione e la lotta al fumo. Su questo ultimo tema Fazio ha sottolineato che è necessario cominciare ad educare i ragazzi e i bambini fin dal piccolissimi, inducendo una considerazione negativa di questo vizio. E ha annunciato che nei prossimi giorni partirà un nuovo spot il cui protagonista è ancora Renato Pozzetto, rivolto proprio ai bambini della seconda elementare.

  • AIDS: Hiv, torna l’allarme: casi di contagio in aumento

    21 Giu 2010 – corrieredibologna.corriere.it – Un contagio che non è mai finito e che continua ad aumentare a fari spenti. L’Hiv sta vivendo un calo nel risalto mediatico, ma come segnala Elda Caldari, referente dell’Ausl di Bologna per questa materia, «se si vuole che non diminuisca il livello di guardia si deve mandare un messaggio chiaro: l’Hiv non appartiene al passato». È dal 2008 che in Italia si è avviato un sistema di sorveglianza del contagio Hiv e la prima regione a rispondere è stata sinora l’Emilia-Romagna. A Bologna nel biennio 2008-2009 si sono registrati 8,8 casi ogni 100.000 abitanti, dato inferiore rispetto alle altre grandi realtà provinciali ma pur sempre preoccupante. Soprattutto se si considera che a livello nazionale i nuovi casi stimati sono circa 4.000 ogni anno. «Le indagini epidemiologiche che indicano una diminuzione dei nuovi casi di Aids – ha spiegato la Caldari – indicano contemporaneamente il trend crescente delle nuove infezioni da Hiv».
    LE CAUSE – L’adolescenza è uno dei momenti più complessi nel quale saper gestire il rischio relativo a un’infezione, come spiega la Caldari c’è una certa imprudenza nell’affrontare il tema: «Durante l’adolescenza il gusto della sfida e il desiderio di trasgressione danno forma a comportamenti individuali per cui molti giovani parlano di Aids come di un fenomeno che non può toccarli». Altro problema fondamentale è la mancanza di informazione, che tende a creare due fenomeni opposti ma entrambi pericolosi, come afferma Diego Scudiero, presidente della Lega italiana lotta all’Aids (Lila) di Bologna: «Ci sono quelli che non avendo le idee chiare ci chiamano allarmati benché non abbiano avuto comportamenti a rischio, dall’altro lato – continua Scudiero – ci sono persone che si sentono totalmente estranee perché convinte che siano a rischio solo omosessuali e tossicodipendenti». Secondo il rappresentante della Lila la colpa risiede nel fatto che manchi un po’ di coraggio nell’affrontare l’argomento: «Bisogna usare termini esplicitamente legati alla sessualità. Non basta dire che l’Hiv si trasmette sessualmente, se il termine non viene spiegato ed esplicitato»..

  • SALUTE: La spirale meglio dei contraccettivi ormonali

    17 Giu 2010 – lastampa.it – È la rivincita del “vecchio” metodo meccanico nei confronti della pillola? Forse sì.
    Ecco quanto emerge da una revisione della Cochrane che ha analizzato due studi che si sono concentrati sull’uso della spirale (IUD: Intra Uterine Device) e degli anticoncezionali ormonali, per poi confrontarne i dati riportati.
    In più si è scoperto un dato interessante riguardante la progressione dell’HIV (AIDS) e l’uso della spirale.
    I ricercatori hanno scoperto che le donne coinvolte negli studi, 967 in tutto, avevano meno probabilità di restare incinte con l’uso della IUD che non con l’uso di contraccettivi ormonali per mezzo d’iniezioni o l’assunzione della pillola.
    La moderna spirale non ha più la forma conosciuta e che le dà ancora il nome ma è un dispositivo composto di plastica e rame che sostanzialmente blocca gli spermatozoi dal raggiungere l’ovulo e fecondarlo. Alcune spirali sono composte anche da ormoni in vece del rame, tuttavia queste non sono state oggetto dello studio.
    Quello che è stato accertato è che in molti paesi, in particolare quelli a Sud del mondo, l’uso della spirale è limitato in quanto mancano i professionisti qualificati per l’inserimento.
    Dopo un possibile effetto di dolore iniziale, spesso poi le donne tollerano meglio questo dispositivo e, anzitutto, per cinque o dieci anni non devono sobbarcarsi l’assorbimento di ormoni che possono provocare diversi problemi nel corso del tempo.
    Nel particolare questi due studi si sono concentrati sulle donne di cinque paesi: Brasile, Guatemale, Egitto, Vietnam e Zambia. Per i primi quattro paesi riguardava donne che frequentavano i servizi di pianificazione familiare; l’ultimo era incentrato sulle donne HIV positive.
    In ciascuno degli studi le donne sono state assegnate a caso per ricevere i contraccettivi ormonali o la spirale. Nel primo studio la somministrazione degli ormoni è avvenuta unicamente tramite iniezione; nel secondo le donne hanno potuto scegliere tra l’iniezione e la pillola.
    Dai dati raccolti è emerso che nel complesso il numero di donne rimaste incinta era minore nel gruppo che utilizzava la spirale, rispetto a quello che utilizzavano i contraccettivi ormonali.
    Secondo il ricercatore Justus Hofmeyr, Dipartimento di Ostetricia e Ginecologia presso l’Università di Witwatersrand ed Eastern Cape Department of Healthdel Sudafrica, questa revisione mette in luce il problema della scelta del metodo contraccettivo e queste informazioni potrebbero rivelarsi preziose per i consulenti. Questa importanza è anche suggerita dal fatto che ci sono state meno interruzioni nella terapia da parte delle donne che hanno avuto la facoltà di passare da un tipo di contraccezione ormonale a un altro.
    Un ultimo dato interessante, ma che necessita di ulteriori approfondimenti, è l’aver notato che nelle donne affette da HIV che usavano la spirale, la progressione della malattia è stata più lenta.

  • AIDS: Sieropositivi discriminati in Marina

    15 Giu 2010 – corriere.it – «Sieropositivi discriminati dalla Marina Militare». Rosaria Iardino, presidente Network Persone Sieropositive, denuncia «con sconcerto quanto sta avvenendo nelle Forze dell’Ordine» e chiede l’intervento del ministro della Difesa, Ignazio La Russa. Tutto nasce da un bando di concorso per allievi di prima classe dell’Accademia navale, anno accademico 2009-2010. Fra i concorrenti dichiarati non idonei per entrare nel Corpo di sanità militare sono elencati quelli che presentano positività al test dell’Hiv, il virus dell’immunodeficienza acquisita (Aids).

    CONTRO LA COSTITUZIONE – «E’ una decisione senza precedenti, in palese contrasto con le norme costituzionali. Purtroppo non è un caso isolato – accusa Iardino – Conferma la tendenza progressiva e sistematica alla rimozione dalle fila delle Forze Armate e della Polizia di tutti i candidati all’arruolamento sieropositivi». Solo ora la leader delle associazioni ha voluto uscire allo scoperto con una denuncia pubblica dopo aver tentato di risolvere la questione per vie istituzionali. Una protesta formale era stata in effetti già presentata, oltre che al Garante della privacy, al ministero della Difesa che aveva risposto alla fine dello scorso anno elencando le motivazioni alla radice dell’esclusione. Secondo i tecnici di La Russa una delle vie di trasmissione dell’Hiv (il sangue infetto che viene passato da un individui all’altro per contatto stretto in presenza di ferite o con trasfusioni) crea problemi alla collettività militare. Infatti nell’ambito di «scenari operativi e in occasione di fatti traumatici che comportano perdita di sangue non potrebbero essere garantite totalmente misure di precauzione per la riduzione del contagio». Inoltre «in estrema urgenza potrebbero rendersi necessarie trasfusioni attraverso la disponibilità di sangue dei militari».

    INTERROGAZIONI – Infine si fa presente che i protocolli di vaccinazione potrebbero non essere compatibili con persone immunodepresse. Secondo Iardino sono decisioni senza logica «e non si capisce perché allora dal bando non sono stati tenuti fuori anche le persone con epatite C. Questo è il segno di un atteggiamento culturale discriminatorio. L’Aids ormai è una malattia cronica, la sopravvivenza è arrivata a 40 anni. Dobbiamo essere tutelati». Tra l’altro viene fatto riferimento a una sentenza della Corte Costituzionale del ’94 che stabilisce che non si debbano mai attuare «controlli sanitari indiscriminati, di massa o per categorie di soggetti». Sul caso sono bastate presentate due interrogazioni parlamentari da parte del Pd.

  • AIDS: Padova, ci sono anche sacerdoti tra i 1.400 pazienti in cura al day hospital

    17 Giu 2010 – gazzettino.it – Gli insospettabili dell’Aids. Teen-agers con lo zaino in spalla iscritti alle scuole superiori. Uomini in giacca e cravatta, addirittura in abito talare. Donne in tailleur e collana di perle al collo. «Negli anni Ottanta la sindrome era relegata per oltre i due terzi tra i consumatori di sostanze stupefacenti, oggi le percentuali si sono invertite e i contagiati – mette in guardia il dottor Renzo Scaggiante, responsabile dell’ambulatorio day hospital per il contrasto dell’Aids attivo in seno all’Unità operativa complessa di Malattie infettive e tropicali dell’Azienda ospedaliera di Padova – si celano tra la folla. Non siamo più alle prese con tossicodipendenti dal buco facile e la siringa infetta iniettata di braccio in braccio. Ma ci troviamo davanti chirurghi, professori universitari, imprenditori, dirigenti d’azienda, commercialisti, preti. Ci sono anche uomini di Chiesa contagiati dall’Hiv tra i 1.400 pazienti da noi in cura».

    Macchè in calo, la sindrome da immunodeficienza acquisita è in esplosione: un’ottatina all’anno i nuovi casi, solo quelli intercettati dai clinici. Per anni è stata inghiottita da una densa cappa di silenzio, in realtà la malattia galoppava. «Un buon cinquanta per cento dei nuovi sieropositivi – un’ottantina all’anno a Padova, 350 in Veneto – non sono di fresca infezione ma di vecchia data: per conoscere l’origine del loro male devono andare indietro con la memoria di dieci, quindici anni, durante i quali la patologia è stata asintomatica ma non per questo non contagiosa», spiega lo specialista.

    Tra i pazienti seguiti dai tre infettivologi in forze allo speciale ambulatorio – dove la privacy è massima e, se si è fortunati e l’Hiv viene intercettato precocemente, la speranza di vita è sovrapponibile a quella di una persona sana – c’è l’avanscoperta «con il ragazzino gay di 17 anni che ignora totalmente le modalità di trasmissione del virus», e c’è la retroguardia con «l’anziano di 78 che la sindrome se l’è beccata durante una serata allegra, in compagnia della giovane amica nigeriana».
    A moltiplicare i contagi hanno infatti contribuito «l’omosessualità che nella Padova del Duemila si conferma essere uno dei più veloci veicoli di trasmissione, e l’ondata di prostitute nigeriane calate nelle strade della città al tramontar del sole».

    Poi c’è il turismo sessuale, padovani dal portafoglio gonfio usi a divertirsi in Brasile, Nepal, Bangladesh, Colombia, Bulgaria, Thailandia. Dentro la valigia del viaggio di ritorno si portano desolanti souvenir, tristi appendici di segreti inconfessabili. «Mai abbassare la guardia con l’Hiv – incoraggia Scaggiante -, chi ha avuto rapporti sessuali etero o omo con persone delle quali non conosce la storia immunitaria, è bene si sottoponga al test».

    Cala la mortalità ma aumenta l’incidenza di un morbo, diventato da pianerottolo, che può nascondersi dietro l’uscio accanto.

  • PREVENZIONE: Yes We Condom, ecco la campagna estiva della LILA

    14 Giu 2010 – wellme.it – Parlare dell’importanza di utilizzare il preservativo durante i rapporti sessuali, soprattutto con partner occasionali, non è mai fiato sprecato. E la LILA da sempre è impegnata a tenere alta l’attenzione su questo argomento e ha proposto la nuova campagna estiva per sensibilizzare tutti, e soprattutto i giovani che nella calda estate si lasciano maggiormente andare alle gioie del sesso, per fare capire che questo sottile cilindro di lattice spesso rappresenta una vera e propria salvezza.

    La campagna è intitolata Yes We Condom e nei manifesti sono raffigurati un ragazzo, una ragazza e una coppia etero (ma perché non una coppia gay?) che mostrano con fierezza un condom con una naturalezza e serenità visibili. La frase, che ci ricorda il motto di Obama, è stata scelta per un motivo ben preciso, così come spiegano i responsabili LILA: “Una frase assertiva, forte e convinta, che mette insieme la potenza dell’affermazione (Yes/Sì), il protagonismo del proprio ruolo in ogni sfida (We/Noi), e la scelta del Condom/Profilattico cui fa eco il Can/Potere del motto originale: il preservativo diventa così simbolo di una volontà di cambiamento, che si oppone alla rinuncia del piacere e del sesso e alla rimozione del problema Hiv, scegliendo la consapevolezza e la tranquillità di un sesso protetto”.

    La scelta delle foto inserite puntano, come dicevamo, a mostrare la naturalezza con cui deve essere usato il preservativo, senza che rappresenti un ostacolo per il sesso: “Yes We Condom può includere chiunque di noi, ci invita a prendere posizione in questa sfida, ad abbattere un tabù dichiarando a viso aperto la nostra scelta. L’incremento nell’utilizzo del profilattico avrebbe come effetto positivo anche il miglioramento nella percezione dello stesso, individuale e poi collettiva, dato dalla maggiore confidenza/familiarità, capacità d’uso e gestione/inclusione nelle pratiche sessuali. Gran parte del vissuto negativo legato al condom riguarda la poca dimestichezza: la pratica è la soluzione”.

    I dati sull’uso dei preservativi sono ancora allarmanti, infatti gli italiani rispetto alla media europea utilizzano poco questo tipo di precauzione e i casi di diagnosi di infezione da Hiv attribuiti a rapporti sessuali non protetti sono aumentati dal 13,3% del 1998 al 73,7% del 2007 (i dati provengono dal bollettino COA/ISS n. 22 del 2009). E se consideriamo le diagnosi di Aids, anche in questo caso i casi attribuibili a trasmissione sessuale sono in aumento (dal 42,6% del 1998 al 67,4% del 2008).

    Spesso, erroneamente, si pensa che a rischio siano solo coloro che non hanno un rapporto stabile e un partner fisso e quindi in coppia il profilattico viene usato poco. Ma i dati mettono in luce una amara verità: molte infezioni avvengono all’interno delle coppie eterosessuali (c’è un aumento di casi di Aids dal 25,3% del 1998 al 45,2% del 2008). E la situazione è più critica se si considera la situazione delle donne. Da uno studio ICONA (Italian CohOrt of Naive Antiretroviral patients) si rileva che l’80% delle donne infette sono state contagiate per via sessuale dal partner stabile (oltre al danno delle corna anche la beffa della malattia!). Le donne, per di più, hanno maggiore possibilità di contrarre il virus rispetto agli uomini per fattori biologici, sociali e culturali. E quindi il numero di donne con Hiv è in crescita e se consideriamo il rapporto donna/uomo infetti, scopriamo che nel 1985 esso era 1 donna ogni 3,5 uomini, nel 2007 il rapporto è sceso a 2,5.

    Considerando la popolazione omosessuale, anche in questo caso si registra un aumento del numero delle infezioni sia in Europa che in Italia. Secondo il Centro Operativo AIDS dell’Istituto Superiore di Sanità, nel nostro paese l’infezione da Hiv dovuta a rapporti omo/bisessuali è salita dal 17,2% del 2001-02 al 22,9% nel 2007-08.
    La campagna Yes We Condom prevede la diffusione di oltre 400mila card in 50 grandi città italiane e l’apertura di un sito dedicato al condom in cui ricercare tutte le informazioni e le curiosità sul preservativo. Basta veramente poco per evitare la possibilità di vivere una vita di inferno e preoccupazioni costanti. Fate sesso con la testa e portate sempre i preservativi con voi (anche voi donne). Non si sa mai!

  • PREVENZIONE: I preservativi arrivano al liceo

    11 Giu 2010 – affaritaliani.it – Questa mattina a Milano, al Liceo Virgilio e nella sua succursale di via Pisacane, ScuolaZoo.com ha installato 4 distributori di preservativi e di assorbenti igienici.
    Qui le foto:

    Il preside Paolo Saporiti e il Consiglio d’Istituto hanno infatti ritenuto importante accogliere le richieste degli studenti. La scuola ha organizzato durante l’anno un percorso didattico sull’educazione sessuale e l’affettività e a coronamento di questo progetto, a titolo completamente gratuito per il Liceo, sono state quindi installate le 4 macchine distributrici.

    ScuolaZoo.com è consapevole che la diffusione delle malattie sessualmente trasmissibili è in aumento, e ciò significa non solo più persone malate, con patologie che possono avere conseguenze anche gravi, dalla sterilità all’infezione da Hiv (ricordiamo che in Italia si registra un’infezione ogni due ore), ma anche un elevato costo economico/sociale.

    ScuolaZoo.com si è quindi sentita in dovere di farsi portavoce del progetto “distributori di sicurezza” e assieme alla Lila – Lega italiana per la lotta contro l’Aids, organizza seminari di prevenzione ed educazione nelle scuole, che si completano con l’installazione dei distributori, come già accaduto al Liceo Keplero di Roma lo scorso marzo. L’intera iniziativa, è bene sottolinearlo, è completamente gratuita e unica nel suo genere.
    Qui potete trovare tutti i dettagli e l’elenco delle scuole già “conquistate”:
    http://www.scuolazoo.com/distributori-sicurezza

    Le percentuali recentemente rilevate dal Ministero della Salute e dall’Università La Sapienza per il progetto “Giovani maschi e l’amore” parlano chiaro: il 61% dei ragazzi di quinta superiore non utilizzano preservativi. E’ un dato preoccupante, che dovrebbe spingere a una maggiore promozione della salute di noi ragazzi.

    Perciò ci auguriamo che in un futuro prossimo altri presidi e Istituti scolastici seguano l’esempio del Liceo Virgilio di Milano, all’avanguardia per la protezione e l’educazione dei suoi studenti.

  • AIDS: Il Cassero contro il Sant’Orsola: Negata la profilassi anti Hiv

    14 Giu 2010 – corrieredibologna.corriere.it – Ieri mattina un giovane omosessuale, che ha detto di aver avuto un rapporto sessuale non protetto con un sieropositivo il giorno prima, non è riuscito a ricevere al Sant’Orsola i farmaci previsti dalla profilassi (non obbligatoria) post esposizione applicata per evitare il contagio da Hiv. Questa la denuncia di Sandro Mattioli, responsabile salute del Cassero. Poche ore dopo – sempre secondo il racconto di Arcigay – il ragazzo è invece riuscito a farsi visitare dai medici del policlinico di Modena e lì ha ricevuto i primi farmaci del trattamento. Respinge le accuse il direttore della clinica di Malattie infettive dell’ospedale bolognese, Pierluigi Viale: per lui si è trattato di un «fraintendimento».

    LA DENUNCIA – A raccontare il fatto, come detto, è stato Sandro Mattioli del Cassero: «Ieri mattina mi ha telefonato il giovane in lacrime. Mi ha spiegato cosa era successo e mi ha chiesto aiuto – ha detto– E verso le 10,30 ho chiamato il reparto malattie infettive del Sant’Orsola ma da una donna mi è stato detto che l’ambulatorio era chiuso». Nonostante le insistenze, secondo Mattioli, è stato impossibile parlare con l’infettivologo di turno. Data la situazione, ha provato con il medesimo reparto del policlinico di Modena e come racconta il rappresentante dell’Arcigay «abbiamo subito parlato con l’infettivologa che si è resa disponibile a vedere il ragazzo. Dopo la visita ha ricevuto i farmaci per iniziare la terapia».

    LA REPLICA – Per Viale si tratta di una «situazione grottesca» specificando che «tra i nostri infermieri professionali, nessuno si rifiuterebbe di passare il medico». Secondo il dottore si sarebbe trattato di un problema di comunicazione: «I nostri infermieri per prima cosa si identificano. Bastava comunque venire al pronto soccorso, mi sembra tutto molto strano, l’impressione è che si stia montando un caso sul nulla». Viale ha anche provato a informarsi tra i dipendenti del reparto ma nessuno gli ha saputo dire nulla. Infine ha voluto salvaguardare il nome dell’azienda ospedaliera ricordando anche la normale procedura sulla somministrazione della profilassi: «Abbiamo un’esperienza trentennale sull’Hiv, la storia di questo virus è stata scritta anche qui. Tranne che nei casi di violenza sessuale, la somministrazione è lasciata alla discrezionalità del medico».

    L’INCONTRO – Viale si è detto disponibile a parlare con Mattioli, in modo da chiarire l’accaduto. L’incontro dovrebbe tenersi il primo luglio, ed è arrivato dopo la richiesta formale del Cassero.