Notizie dall’Italia e dal mondo 30/04/10

Sommario delle notizie:

  • AIDS: rifiutato intervento d’urgenza su persona in AIDS conclamata/1

  • AIDS: rifiutato intervento d’urgenza su persona in AIDS conclamata/2

  • AIDS: LILA, in Romania stanno finendo i farmaci, malati a rischio

  • AIDS: Cina: aperte frontiere per malati AIDS

  • AIDS: 40mila sieropositivi in Italia: l’esercito dei contagiati inconsapevoli

  • AIDS: in Lombardia diagnosticato 1/3 dei casi italiani

  • AIDS: rapporto denuncia, tagli a fondi sono “condanna a morte”

  • AIDS: 274 casi in Alto Adige, 725 infettati Hiv

  • SANITA’: La burocrazia uccide l’Amedeo di Savoia

  • COSTUME: Promossa dagli esperti la fiction Rai con il ragazzo sieropositivo

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  • AIDS: rifiutato intervento d’urgenza su persona in AIDS conclamata/1

    28 Apr 2010 – ansa – Nel policlinico di Bari sono state rifiutate le cure ad un malato in AIDS: la denuncia è del presidente del Centro Assistenza Malati AIDS (Cama-Lila), dottoressa Angela Calluso, che in una nota parla di una «scandalosa discriminazione» e di mancato soccorso nei confronti di una persona gravemente ammalata. «Il primario di Chirurgia generale universitaria ‘Alberto de Blasì del policlinico di Bari, prof.Michele Nacchiero, 20 giorni fa – racconta Calluso – aveva dimesso senza ragione alcuna dal proprio reparto un malato di cancro in AIDS conclamata, nonostante quest’ultimo avesse bisogno di essere operato d’urgenza, avendo tra l’altro un’occlusione intestinale ed un’emorragia rettale persistente». «Tra i suoi collaboratori, – prosegue Calluso – il dr.Venezia si era reso disponibile ad intervenire in qualsiasi momento, riconoscendo la gravità dello stato di salute del paziente, ma nulla ha potuto contro la ferocia umana di chi, anzichè fare il proprio dovere, si è trincerato dietro false scuse per abbandonare il malato di AIDS al suo destino». Il Cama Lila, venuto a conoscenza del fatto solo ieri, ha comunicato l’accaduto alla direzione sanitaria del policlinico che, a sua volta, «ha immediatamente inviato il 118 a casa del paziente, oramai in una condizione di deperimento, per trasportarlo al pronto soccorso». Ma al pronto soccorso – prosegue il racconto – l’ammalato «è stato nuovamente rifiutato dalla chirurgia generale universitaria ‘Alberto de Blasì, trovando accoglienza solo presso la clinica chirurgica ‘Bonomò e addirittura soltanto su una sedia a rotelle». Il Cama-Lila nello stigmatizzare il comportamento di chi «dovrebbe curare» e invece «si permette di non compiere il proprio dovere nonostante venga retribuito con denaro pubblico», conclude denunciando l’episodio e la «disumana irresponsabilità commessa».

  • AIDS: rifiutato intervento d’urgenza su persona in AIDS conclamata/2

    29 Apr 2010 – Gazzetta del Mezzogiorno – Nel policlinico di Bari sono state rifiutate le cure ad un malato in AIDS: la denuncia è del presidente del Centro Assistenza Malati AIDS (Cama-Lila), dottoressa Angela Calluso, che in una nota parla di una «scandalosa discriminazione» e di mancato soccorso nei confronti di una persona gravemente ammalata. «Il primario di Chirurgia generale universitaria ‘Alberto de Blasi’ del policlinico di Bari, prof.Michele Nacchiero, 20 giorni fa – racconta Calluso – aveva dimesso senza ragione alcuna dal proprio reparto un malato di cancro in AIDS conclamata, nonostante quest’ultimo avesse bisogno di essere operato d’urgenza, avendo tra l’altro un’occlusione intestinale ed un’emorragia rettale persistente».

    «Tra i suoi collaboratori, – prosegue Calluso – il dr.Venezia si era reso disponibile ad intervenire in qualsiasi momento, riconoscendo la gravità dello stato di salute del paziente, ma nulla ha potuto contro la ferocia umana di chi, anzichè fare il proprio dovere, si è trincerato dietro false scuse per abbandonare il malato di AIDS al suo destino».

    Il Cama Lila, venuto a conoscenza del fatto solo ieri, ha comunicato l’accaduto alla direzione sanitaria del policlinico che, a sua volta, «ha immediatamente inviato il 118 a casa del paziente, oramai in una condizione di deperimento, per trasportarlo al pronto soccorso». Ma al pronto soccorso – prosegue il racconto – l’ammalato «è stato nuovamente rifiutato dalla chirurgia generale universitaria ‘Alberto de Blasi’, trovando accoglienza solo presso la clinica chirurgica ‘Bonomo’ e addirittura soltanto su una sedia a rotelle».
    Il Cama-Lila nello stigmatizzare il comportamento di chi «dovrebbe curare» e invece «si permette di non compiere il proprio dovere nonostante venga retribuito con denaro pubblico», conclude denunciando l’episodio e la «disumana irresponsabilità commessa».

    ORE 16:55 – LA RISPOSTA DEL POLICLINICO: NESSUNA DISCRIMINAZIONE
    «Non c’è stato nessun tipo di disservizio nè poteva esserci alcuna discriminazione». Lo assicura il direttore generale dell’Azienda ospedaliera policlinico Bari, Vitangelo Dattoli, a proposito della denuncia fatta dalla Cama-Lila secondo cui nella struttura sanitaria, in particolare nel reparto di chirurgia generale universitario ‘Alberto De Blasi’ sarebbe stato rifiutato l’intervento d’urgenza a una persona in AIDS e ammalata anche di tumore.

    «Questa azienda – spiega Dattoli – tratta questi casi sin dal suo insorgere, tanto che ci sono ambulatori, day-hospital, e i malati di AIDS vengono trattati in tutti i reparti chirurgici, intensivi e medici. Il policlinico di Bari è anche sede dell’assistenza domiciliare per questi pazienti». «Il paziente, grave per sua patologia e per il tumore, è stato ricoverato – dice nello specifico Dattoli – presso l’unità operativa De Blasi dal 6 al 16 aprile. Sono stati fatti accertamenti e non c’erano indicazioni chirurgiche, non c’era neanche motivo di permanenza in ospedale perchè si attendeva l’esito di un esame specialistico immunoistochimico (anatomia patologica). Poichè le condizioni del paziente risultavano compensate e lo stesso era abbisognevole al massimo di controllo domiciliare, è stato dimesso per capire il perfezionamento dell’iter diagnostico e terapeutico».

    «Il paziente nei giorni successivi – aggiunge Dattoli – ha avuto un peggioramento, e grazie al Cama-Lila che si è messo in contatto con la direzione sanitaria e ha collaborato positivamente con essa, è stato predisposto un nuovo ricovero. Il paziente è stato trasportato con il 118 al pronto soccorso, valutato e ricoverato, martedì 27 aprile, nel reparto d’urgenza e cioè la chirurgia Bonomo. Qui dopo essere stato per qualche ora su un letto provvisorio di terapia intensiva, è stato accolto in una normale stanza di degenza». «Il paziente, pur non avendo eseguito trasfusioni, – afferma Dattoli – è tuttora in stato di compenso e non ha necessità di intervento chirurgico urgente: si sta valutando se proseguire le cure oncologiche con radioterapia»..

  • AIDS: LILA, in Romania stanno finendo i farmaci, malati a rischio

    24 Apr 200 – ANSA – ‘In Romania stanno finendo i farmaci per il trattamento di Hiv/AIDS, e migliaia di persone sieropositive corrono gravissimi rischi. A lanciare l’allarme è la Lega italiana per la lotta contro l’AIDS (Lila), che ha inviato un appello al Governo rumeno affinchè provveda «a fornire immediatamente ai pazienti con Hiv le terapie necessarie» e ha ‘chiamato all’azionè le associazioni che si occupano di Hiv/AIDS affinchè sostengano gli appelli dell’Hiv/AIDS Civil Society Forum, dell’European AIDS Treatment Group e dell’associazione rumena Sens Pozitiv. Secondo quanto riporta la Lila, in molti si sono recati a Budapest e sono in coda davanti agli ospedali nella speranza di avere i farmaci: «non è pensabile che il Governo rumeno possa giustificare con la crisi economica la sua incapacità a garantire farmaci salvavita ai propri cittadini», afferma la Lega italiana per la lotta contro l’AIDS. Attualmente, secondo quanto segnalano le Ong rumene, ci sono già migliaia di persone che hanno dovuto sospendere le terapie da oltre un mese, con grave rischio per la loro salute, anche perchè la maggior parte delle persone «sono in terapia da molti anni e hanno già sviluppato resistenza a molti farmaci, e stanno quindi assumendo quella che per loro è l’ultima terapia possibile. Sospenderla significa condannarli a morte».

  • AIDS: Cina: aperte frontiere per malati AIDS

    28 Apr 2010 – ANSA – La Cina ha tolto il divieto di ingresso nel Paese per i malati di Hiv/AIDS. La decisione é stata formalizzata dal Consiglio di Stato. L’anno scorso fu negato il visto allo scrittore australiano sieropositivo Robert Dessaix. L’ingresso rimane pero’ vietato per gli stranieri ‘con serie malattie psichiatriche, la tubercolosi polmonare infettiva o altre malattie infettive che possono costituire un grave pericolo per la salute pubblicà. In Cina ci sono 920 mila sieropositivi.

  • AIDS: 40mila sieropositivi in Italia:l’esercito dei contagiati inconsapevoli

    27 Apr 2010 – ilmessaggero.it – Sono 40mila gli italiani sieropositivi che non sanno di esserlo. Contagiati dall’Hiv senza averne coscienza, finiti nella rete del virus per il rapporto di una sera con un partner sconosciuto, e che si trasformano a loro volta in “untori”. A loro gli infettivologi imputano fino al 75% delle nuove infezioni. «Il problema è che nessuno fa il test.

    Turismo sessuale. Neanche dopo un comportamento a rischio come un rapporto occasionale o di ritorno da un viaggio in una delle mete del “turismo sessuale”. Perchè, soprattutto oggi, non si percepisce la pericolosità di queste leggerezze», avverte l’infettivologo Mauro Moroni, presidente di Anlaids Lombardia, oggi a Milano a margine della premiazione dei vincitori del concorso indetto da Milanocontrolaids (le associazioni milanesi attive su questo fronte), con il patrocinio del Comune (assessorato alla Salute), per individuare un’idea con cui invitare i cittadini a fare il test dell’Hiv.

    Infezioni tornano a salire in Italia. In Italia, ricorda l’esperto, il numero delle nuove infezioni che si registrano in un anno è sceso dalle 18-20 mila dei primi anni ’80 alle circa 4 mila di inizio 2000. «Ma resta uno “zoccolo duro” di casi che non si riesce a scalfire e che anzi da alcuni anni tende a espandersi. Oggi, infatti, si stima che le nuove infezioni siano risalite intorno a quota 6 mila», avverte Moroni.

    Contagio scoperto in ritardo di 5-7 anni. «Succede a 6 sieropositivi su 10, che scoprono l’infezione in ritardo anche di 5-7 anni», avverte Moroni. La conseguenza? La scoperta tardiva del contagio si ripercuote sul piano epidemiologico, clinico-terapeutico ed economico. «È anche un problema di salute pubblica e di economia sanitaria. Le persone che cadono nella rete dell’Hiv non guariranno mai più, dovranno curarsi e le cure per ognuno di loro costano dai 20 ai 30 mila euro l’anno», sottolinea lo specialista. «La piaga della sieropositività sommersa richiede delle campagne di informazione pressanti e continue che purtroppo mancano. Bisogna promuovere il test». E su questo fronte, conclude l’infettivologo, Milanocontrolaids «chiede la collaborazione dei medici di medicina generale».

  • AIDS: in Lombardia diagnosticato 1/3 dei casi italiani

    27 Apr 2010 – AGI.it – Un terzo dei casi italiani di AIDS viene diagnosticato in Lombardia e la metà di questi a Milano.
    Il ritmo del contagio é drammatico: una malattia conclamata ogni 5 contatti con il virus. Dal 1996 al 2008 é addirittura triplicata la percentuale di persone che scoprono troppo tardi di essere state infettate, e sempre più spesso non si tratta di soggetti cosiddetti a rischio, ma di persone eterosessuali di tutte le età. I dati aggiornati sull’infezione a Milano e in Lombardia sono stati presentati questa mattina a Palazzo Marino durante la premiazione del concorso ‘Milancontrolaids’ per i migliori video sulla prevenzione dell’Hiv, alla presenza dell’assessore alla Salute Giampaolo Landi di Chiavenna.
    Frequentemente il contagio avviene all’interno di coppie fisse a causa della disinvoltura e della pericolosissima leggerezza di uno dei partner. “I giovanissimi non hanno coscienza del rischio – ha detto Landi – e affrontano la sessualità come una sfida, una ordalia per entrare nel gruppo, una dimostrazione di maturità anticipata, un gioco, dalle conseguenze a volte tragiche”. Un pericolo che riguarda in particolar modo le giovanissime sotto i 26 anni. Secondo un sondaggio della SIGO (Società Italiana Ginecologia e Ostetricia), infatti, “una ragazza su 6, a 14 anni, ha già avuto rapporti sessuali e quasi sempre senza profilattico. E’ del 37% la percentuale delle adolescenti che sceglie un rapporto non protetto e del 20% quella di coloro che ricorrono al coito interrotto”. Per 6 ragazze su 10, invece, “la prima volta avviene fra i 15 e i 18 anni, ma il fidanzato si rivela solo un partner occasionale che spesso non dura più dell’anno scolastico. Il 43% delle intervistate ha già collezionato 4 partner dopo il primo.(AGI) (AGI) – Milano, 27 apr. – I dati sull’AIDS presentati a Milano evidenziano come si sia di fronte a un gigantesco problema di prevenzione. Urge un’informazione molto più capillare di quanta se ne faccia oggi, a partire dai banchi di scuola, perché non a caso il 10% delle adolescenti si ritaglia un’alcova nei locali del proprio istituto scolastico”. Da non sottovalutare, ha aggiunto l’assessore, anche “il preoccupante dilagare di comportamenti sessuali impropri, che all’affettività e all’incontro sostituiscono il commercio del corpo, per ottenere piccoli favori, denaro, oggetti griffati di culto. Conosciamo tutti la vicenda della ragazzina di una scuola media inferiore di Salo’ costretta dai compagni maschi a subire e prestare attenzioni sessuali durante l’ora di letteratura francese. Un fenomeno non isolato, anzi, diffuso, che non esito a definire di microprostituzione, e che come assessore alla Salute ho denunciato per primo”. Landi ha concluso con un appello: “Il quadro é sconfortante. Dobbiamo pertanto proseguire il nostro impegno istituzionale a diffondere un’informazione capillare tra i giovani e a fornire adeguati strumenti di comprensione ai genitori, agli insegnanti e agli educatori”.

  • AIDS: rapporto denuncia, tagli a fondi sono “condanna a morte”

    27 Apr 2010 – ASCA – Tagliare fondi alla lotta all’Hiv rischia di far tornare l’orologio indietro al momento in cui ammalarsi di AIDS rappresentava una condanna a morté’. A dirlo Aditi Sharma, coordinatore di un rapporto dell’International Treatment Preparedness Coalition che ha indicato nei tagli operati dai governi per far fronte alla crisi economica un pericolo per l’assistenza terapeutica a milioni di pazienti, soprattutto in paesi come Uganda, Kenya, Malawi, Venezuela, ma anche in economie emergenti come l’India. Secondo le stime del rapporto, il Fondo globale per la lotta all’AIDS necessiterebbe di 20 miliardi di dollari nei prossimi 3 anni per far fronte all’epidemia di HIV, ma i governi del G8 e gli altri donatori sarebbero disposti a intervenire con non più di 13 miliardi di dollari.

    Insufficienti, secondo l’agenzia internazionale, per consentire l’accesso alle terapie salva-vita per molti dei 33 milioni di malati di AIDS nel mondo.

  • AIDS: 274 casi in Alto Adige, 725 infettati Hiv

    22 Apr 2010 – ANSA – In Alto Adige sono 274 le persone ammalate di Aids, mentre gli infettati dal virus Hiv sono 725. Alla luce di questi dati, che tra l’altro si presentano in crescita, si muove anche la Provincia. ”Non bisogna abbassare la guardia”, sottolinea l’assessore alla sanita’ Richard Theiner. ”Nel corso degli anni – ha spiegato – le categorie delle persone a rischio si sono profondamente modificate. Il rischio e’ presente per tutti coloro che tengono un comportamento sessualmente pericoloso”.

  • SANITA’: La burocrazia uccide l’Amedeo di Savoia

    7 Mar 2010 – LaStampa.it – Bloccati per l’ennesima volta i progetti del nuovo ospedale.
    E’ un miraggio il raddoppio dell’ospedale per malattie infettive Amedeo di Savoia. Un nuovo capitolo si aggiunge alla storia infinita dei lavori annunciati e mai partiti. Una vicenda che ha ormai dell’incredibile: a vent’anni di distanza dai primi disegni e dal primo finanziamento (epoca De Lorenzo) il Comune ha congelato mercoledì scorso il progetto di costruzione del nuovo ospedale da 80 letti e due piani che avrebbe dovuto rimpiazzare le vecchie e cadenti palazzine storiche.

    «Non conforme», si legge sul documento inviato dalla divisione Urbanistica del Comune al responsabile dei lavori, Antonio Gesmundo, alla Soprintendenza per i Beni Architettonici, e all’assessore al patrimonio Mario Viano. Una vicenda da commedia dell’assurdo, se non si trattasse di un ospedale che ha in cura 3500 pazienti sieropositivi, 500 con epatite cronica, unico centro per la cura delle malattie a trasmissione sessuale e struttura di consulenza per tutti gli ospedali piemontesi. Dopo gli infiniti ripetuti annunci dell’avvio dei lavori (l’ultimo nel dicembre 2006) la parola più ripetuta in ospedale, adesso, è «scandalo».

    Il documento del Comune contesta grandi e piccole carenze al piano della nuova la struttura, che avrebbe dovuto essere inaugurata nel dicembre del 2005: dalla mancanza dell’okay dell’Asl fino all’assenza di «spazio destinato al parcheggio di biciclette» (sic!), dalla carenza di autorizzazione del Settore Verde Pubblico all’abbattimento degli alberi dove dovrà sorgere la struttura fino alla mancanza del locale destinato alla raccolta differenziata. Il Comune contesta anche «la realizzazione del primo piano agibile al di sotto della quota di riferimento» fissata in quest’area già colpita dall’alluvione.

    Parlano i fatti. E nessun altro, a quanto pare: la storia recente dell’Amedeo di Savoia – bloccata prima da un ricordo al Tar, bocciata poi dall’Authority per la vigilanza sui lavori pubblici, finita anche nel mirino della procura – non è mai stata citata dai due candidati alla presidenza della Regione. E mentre Bresso e Cota in questi giorni discutono di Città della Salute tra Torino e Grugliasco, un’eccellenza della Sanità piemontese «cade quasi a pezzi», tuona più di un medico in corso Svizzera, dopo aver letto la comunicazione del Comune. L’Amedeo di Savoia, centro di riferimento regionale per le malattie infettive, ha sviluppato fra l’altro l’unico laboratorio di farmacocinetica in Italia.

    Un paradosso che dura ormai da mesi. Il Comune chiede che cosa pensa la Soprintendenza, la Soprintendenza attende il parere del Comune, l’Asl che deve dare l’autorizzazione igienico-sanitaria pare non si sia espressa come doveva.

    Intanto i mesi e gli anni passano, i costi lievitano, e nulla si muove.
    L’architetto dell’Asl To2 che ha curato il progetto, Antonio Gesmundo, ha già risposto al Comune e convocato una seconda Conferenza dei Servizi per il mercoledì 17, «dopo che alla prima riunione – dice – la Soprintendenza non si è presentata». «Sette mesi fa – si legge nel suo documento – era stato raggiunto un ragionevole compromesso sugli aspetti di inserimento architettonico e paesaggistico di un nuovo edificio per degenze e servizi di diagnosi e cura all’interno del complesso ospedaliero esistente». La soluzione approvata «soddisfa necessità funzionali inderogabili e vincoli tecnici insormontabili – prosegue la lettera dell’architetto – e corrisponde alla costruzione di minore volume ed estensione superficiale possibile, non collocabile in posizione differente rispetto all’attuale».

    Le colpe di questa situazione? Dalla Soprintendenza un «no comment». L’ultimo ad annunciare l’avvio dei lavori è stato il direttore generale dell’Asl To2 nell’inverno di quattro anni fa. Giulio Fornero accompagnò il ministro della Sanità, Livia Turco, nel punto esatto in cui avrebbe dovuto essere posata la prima pietra: «Tutto sarà pronto nel 2010». Oggi, in quel punto e tutt’attorno, c’è soltanto fango.

  • COSTUME: Promossa dagli esperti la fiction RAI con il ragazzo sieropositivo

    26 Apr 2010 – Corriere.it – «Efficace e corretto il messaggio sui rischi dell’Aids e su come affrontarlo». È il commento dell’immunologo Fernando Aiuti sulla fiction «Tutti pazzi per amore». Nella puntata andata in onda domenica sera per la prima volta si parla apertamente dei problemi che si innescano quando all’interno di una coppia di giovani si scopre che uno dei due partner è sieropositivo. Nel fortunato serial di RaiUno la ragazza accetta con senso di maturità la condizione del fidanzato. «Ritengo sia stato affrontano l’argomento con grande serietà – dice Aiuti, presidente della Commissione sanità del Comune di Roma -. C’è l’invito ai sieropositivi di confidare il loro segreto al compagno o alla compagna. Inoltre si sgombra il campo da convinzioni che ancora permangono nell’opinione pubblica. La gente crede ancora che l’Aids sia roba da tossicodipendenti e omosessuali. Invece nel 55% dei casi il virus viene trasmesso tra coppie di eterosessuali. Può succedere anche ai ragazzi normali, con stili di vita corretti». Si calcola che oggi in Italia siano circa 140 mila le persone con Hiv. Ogni anno si infettano dalle 3.500 alle 4 mila persone. Gli under 25 sono il 15-20%.

    MESSAGGI CORRETTI – Attraverso la fiction, secondo l’immunologo, viene inviato un altro messaggio chiave. Una volta che ambedue i partner sono informati della presenza fra loro dell’infezione, possono proteggersi ed evitare il rischio di contagio del compagno: «Bisogna sempre usare il preservativo, ad ogni rapporto. Evitare inoltre l’uso dello stesso spazzolino da denti». Per quanto riguarda il bacio «non è mai stato dimostrato che costituisca un veicolo di trasmissione del virus. Per maggiore sicurezza è bene però astenersi da baci profondi quando bocca e lingua del partner sieropositivo presentano ferite». L’allarme bacio era stato rilanciato dall’immunologo francese Luc Montagnier, co-scopritore del virus dell’Hiv, in una recente intervista rilasciata a «Le iene» e trasmessa da Italia 1. Aiuti chiarisce: «Un allarme ingiustificato. Oltretutto la saliva ha fortissime capacità di inattivare il virus Hiv».

    TRASPARENZA – Una precisazione è stata pubblicata nel sito dell’associazione Anlaids. In base all’esperienza raccolta nel centro Aids del Policlinico Umberto I in 25 anni, il 10-15% dei sieropositivi non avvertono l’altra metà di esserlo anche se la coppia è stabile. Una volta ricevuta l’informazione, le donne tendono a non abbandonare il compagno. È invece molto più frequente la situazione inversa. Negli ultimi 5 anni grazie alla disponibilità di tecniche che permettono di eliminare il virus dell’Hiv dallo sperma sono sempre più numerose le coppie con Hiv che decidono di avere figli. Un fenomeno legato anche ad un secondo fattore: di Aids si muore sempre meno in Occidente in virtù di terapie efficaci. Di conseguenza i genitori accantonano i timori di mettere al mondo bambini già orfani in partenza. L’Aids sta assumendo le caratteristiche di una malattia cronica, con cui convivere. Questo grazie ai nuovi farmaci che agiscono ai vari livelli dell’infezione, bloccando la replicazione del virus, la sua penetrazione nella cellula e la successiva fusione e integrazione.